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È passata una settimana da quando Jelena Ostapenko si è ritrovata al numero 12 della classifica WTA dopo aver vinto a sorpresa gli Internazionali di Francia di tennis, battendo in finale la favorita Simona Halep, quindi proverò a fare alcuni ragionamenti a mente fredda.
Comincio tuttavia col mettere le mani avanti: Simona Halep è una delle mie protégée tennistiche, assieme a Daria Gavrilova e prima di Agnieska Radwanska, Maria Sharapova e Caroline Wozniacki. Jelena Ostapenko, assieme ad Anett Kontaveit e a Daria Kasatkina, è il talento in ascesa che guardo con più simpatia e curiosità. Detto questo, chiarita senza ulteriori dubbi la mia aperta faziosità, passiamo al nocciolo della questione.
Si è detto da più parti che, a causa della situazione contingente del tennis femminile, questo Roland Garros avrebbe potuto vincerlo chiunque ed in effetti così è stato. Per prima cosa, contesterei questa affermazione: in assenza di Serena Williams e Maria Sharapova, con la Kvitova e la Azarenka al rientro dopo tanto tempo, con la Kerber in condizioni approssimative e la Muguruza che non ha capitalizzato la vittoria a Parigi del 2016, l’inizio di stagione è stato per così dire incerto, è vero. Tuttavia, nella stagione su terra una giocatrice ha registrato il seguente ruolino: al pomeriggio del 9 giugno, semifinale a Stoccarda, vittoria a Madrid, finale a Roma persa per infortunio e finale a Bois De Boulogne avendo battuto durante il percorso Svitolina e Pliskova, le due giocatrici che avevano totalizzato più punti durante il 2017. Io a questa serie di risultati non so che altra definizione dare se non “dominio”: Simona Halep ha dominato la stagione sul rosso – avrebbe potuto vincere di più, certo, ma è sempre stata la giocatrice da battere.
A Parigi il 10 giugno è stata battuta da Jelena Ostapenko. Ora, probabilmente la Halep ha sofferto di ansia da prestazione e ha sottovalutato non tanto l’avversaria, quanto la sua potenza, pensando che fare il muro di gomma contro una ventenne che picchia e basta sarebbe stato sufficiente a mandarla al manicomio, ignorando però quanto la giovane lettone picchiasse forte e fosse capace di perseveranza. Il punto però è che Jelena Ostapenko il suo capolavoro non l’ha fatto in finale, una finale che comunque si è andata a prendere con grinta e merito: l’ha fatto per arrivarci.
È partita da numero 47 del mondo. Era nel sedicesimo di finale della Kerber, che però ha pensato bene di farsi eliminare al primo turno. Di conseguenza, a partire dal terzo turno la Ostapenko ha incontrato in sequenza di avversarie sulla carta favorite per ragioni di classifica e pedigree, ma non troppo: tutte tenniste che una giovane in ottima forma, in estrema fiducia e scema abbastanza da essere irresponsabile e dunque difficile da scalfire, avrebbe potuto battere: nell’ordine, Lesia Tsurenko, Samantha Stosur, Caroline Wozniacki, Timea Bacsinszki.
Ha ignorato per ben 4 partite la crescente pressione, esercitata molto più dall’interno, dall’osservare che l’impresa in effetti si poteva portare a termine, che da un mondo che avrebbe senza dubbio considerato normale e comprensibile una sconfitta contro qualunque delle sue avversarie. E ci vuole davvero tanta, tanta freddezza per affrontare prima un’ottima tennista in fase calante di carriera sapendo che ce la puoi fare e se ci riesci vai dritta ai quarti di uno slam, e vincere; poi una ex numero uno del mondo che per tanti motivi è alla tua portata, con l’idea che se la batti te ne vai alle semifinali del Roland Garros, e vincere ancora; infine una ex semifinalista di Parigi, numero 30 del mondo e come tale del tuo livello, sapendo che puoi vincere, sapendo che la finale degli Internazionali di Francia è lì, alla tua portata, ma prima devi giocare una partita al massimo, e riuscendoci.
La Ostapenko ha indubbiamente sfruttato una moria delle vacche nel tabellone, ma il buco era lì per tutte, e lei è stata l’unica capace di reggere la pressione di sapere che in fondo, partita dopo partita, ce la poteva fare, tanto che alla fine ce l’ha fatta – non a raggiungere la finale contro la 3 del mondo e favorita del torneo, ma a vincerla. Ora deve confermarsi: ecco, se c’è qualcosa che mi fa pensare che in qualche modo ce la potrà fare sono la freddezza e la consapevolezza con cui ha affrontato e battuto due avversarie alla sua portata al suo primo quarto ed alla sua prima semifinale slam.