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Mafiosi, uomini e ominicchi

06 lunedì Lug 2015

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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Alexis Tsipras, Andrea camilleri, BCE, Camilleri, cialtroni, Draghi, Europa, Germania, Grecia, Greferendum, Grexit, Il giorno della civetta, Juncker, La gita a Tindari, Leonardo Sciascia, mafia, Merkel, Montalbano, no, OXI, Renzi, Schaeuble, Sciascia, Syriza, Troika, Tsipras, Unione Europea, Varoufakis

“Duttureddru, se io entro qua dentro, Vossia ha in sacchetta una pistola, me la punta, io sono disarmato, e mi dice ‘Cola Gentile, inginocchiati!’. Io che faccio? M’inginocchio. Questo non significa che vossia è un mafioso perché ha fatto inginocchiare Cola Gentile. Vossia è un cretino con una pistola in mano. Ora vengo io, Nicola Gentile, disarmato qua dentro. E vossia è disarmato. Le dico: ‘duttureddru, guardi che mi trovo in una certa situazione…Devo chiederle di inginocchiarsi.’ Lei dice: ‘Ma perché?’. Dottureddru, io glielo spiego. Glielo spiego e riesco a persuaderlo che Vossia si deve inginocchiare per la pace di tutti. Vossia s’inginocchia e io sono un mafioso. Se Vossia si rifiuta di inginocchiarsi, io le devo sparare, ma non è che ho vinto. Ho perso, dottureddru.” – Da “La gita a Tindari”, di Andrea Camilleri.

Io sostengo da anni che l’Unione Europea ha lasciato definitivamente perdere qualunque tentativo di mostrarsi diversa da quello che è, e con Grecia, Italia, Spagna ed Irlanda si è comportata come il cretino con la pistola. Secondo i liberisti all’amatriciana che invece continuano a sostenere le ragioni dell’austerità ed a difendere un’istituzione che ha regalato soldi alle banche tedesche sulle spalle della popolazione greca ed ora pretende che la popolazione greca paghi il conto, ieri la Grecia, col suo NO alle proposte della Troika ha deciso, nonostante la pazienza ed i tentativi di mediazione di Merkel, Juncker, Draghi e Schaeuble, di rimanere in piedi e come tale deve essere uccisa – fallire, uscire dall’Euro ed essere abbandonata al suo destino. Questi signori se ne renderanno conto che propinano un’immagine dell’Unione Europea che somiglia straordinariamente al mafioso di Camilleri? Forse no, e per un motivo: nessuno tra questi poco venerabili signori pensa davvero di aver perso.

Passiamo ad un altro grande siciliano. “Quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre.” – Da “Il giorno della civetta”, di Leonardo Sciascia.

Parliamo di due persone. Uno che si è fatto eleggere con un mandato elettorale preciso, è andato a difenderlo contro un mondo ostile e, dopo essere stato messo con le spalle al muro, ha offerto ai suoi elettori la propria testa su un piatto; gli elettori l’hanno rifiutata e lo hanno rispedito nell’agone a combattere, più orgoglioso e fiero di prima. Un altro ha preso il potere tramite una squallida congiura di palazzo dopo aver vinto in una competizione elettorale non ufficiale, si fa forza di un sostegno popolare personale senza aver mai sottoposto il proprio programma ad una verifica tramite le urne, parla come se fosse il padrone del Paese, fugge qualsiasi confronto, tratta le persone inferiori a lui con la tracotanza di un imperatore e quando ha a che fare con gente capace di decidere il suo destino si piega, striscia. bacia mani e lecca piedi.

Io sarei lusingato di essere rappresentato nel mondo da un uomo vero come Alexis Tsipras. Invece mi tocca sentire un ominicchio come Matteo Renzi spalleggiato e sostenuto da un esercito di quaquaraquà, che sostiene di parlare a nome mio perché non si sa bene chi lo ha votato alle primarie e poi un 40% dei votanti hanno espresso la generica preferenza per il suo partito alle elezioni europee.

Ho voglia di vomitare.

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Gianrico Carofiglio: “Ragionevoli dubbi”

23 mercoledì Mag 2012

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Fingersi esperti di letteratura

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Andrea camilleri, avvocati, diritto, Gianrico Carofiglio, Guido Guerrieri, John Grisham, legge, letteratura, libri, Montalbano, ragionevoli dubbi

Magistrato in quel di Bari, Gianrico Carofiglio nei primi anni del decennio passato ha iniziato a pubblicare romanzi con protagonista Guido Guerrieri, avvocato barese per bene, nato nella prima metà degli anni sessanta, colto, solitario, cinefilo, amante della musica, sarcastico con tendenze al cinismo, abituato, da buon uomo di legge, ad attribuire un elevato valore a moralità ed etica in teoria, molto meno in pratica.

I suoi libri raccontano il mondo del diritto penale italiano. Un John Grisham nostrano; o forse un Montalbano dei tribunali. Probabilmente entrambe le cose: l’ambientazione è infatti prettamente giuridica, ma lo sviluppo della trama, fatto di astuzie, amicizie, piccole illegalità, tempi biblici e cialtroni di varia natura, il tutto presentato con un linguaggio realistico e divertente, rappresenta la realtà del nostro paese in modo non dissimile da quello proposto da Camilleri.

In “Ragionevoli dubbi” l’avvocato Guerrieri si trova incaricato dalla bellissima moglie di un suo conterraneo della sua medesima generazione, con un passato di militanza attiva nell’estrema destra pugliese, di tirare fuori il marito, in un processo di appello, da una situazione apparentemente disperata: tornando da una vacanza a Montenegro con la famiglia, l’uomo è stato fermato dalla Finanza, che gli ha trovato nell’auto 40 kg di cocaina purissima; per evitare guai alla famiglia, egli ha inizialmente confessato. Successivamente è stato contattato da un oscuro avvocato di Roma che, ventilando imprecisati contatti giusti, ha promesso di prendersi cura della vicenda, salvo non abbozzare nessuna linea difensiva e perdere il processo di primo grado in modo spettacolare.

Il nostro si trova a dover partorire una difesa, basandosi solo sulla parola del suo cliente – del quale oltretutto non si fida per via dei suoi trascorsi – che sostiene la sua totale estraneità alla faccenda, del suo intuito e sulla sua rete di conoscenze, in primis un poliziotto e qualche collega sparso per l’Italia, che per aiutarlo sono costretti a concedere qualche strappo al loro codice deontologico, quando non proprio alla legge. Il tutto mentre lui personalmente, con un senso etico di altissimo profilo, ci prova come un liceale con la moglie dell’imputato, che, ovviamente, non può sottrarsi alle avances, anzi, invece di andare a vedere, rilancia.

Il libro si focalizza dunque sulla preparazione e sulla conduzione del processo di appello, e sull’immancabile tresca tra i due protagonisti. E, mentre su questo secondo punto non c’è nulla di particolarmente originale, eccettuata forse la pungente ironia con cui l’io narrante tratta sé stesso, per quello che riguarda gli aspetti processuali la ciccia c’è, e non è poca. Abituati come siamo a vedere riprodotti, per iscritto come in video, i processi nei lindi tribunali americani, un libro del genere è utile, prezioso e quasi didattico, mentre Carofiglio è abilissimo a dare sempre una sintetica ed efficace spiegazione di qualunque tecnicismo.

Al lettore vengono dunque presentate le aule fatiscenti, i collegi giudicanti composti da giudici oberati di lavoro e spesso molto annoiati, i pubblici ministeri che si passano i casi, con tutto ciò che questo comporta, i giudici che si ritirano in camera di consiglio per deliberare su qualunque aspetto controverso, i continui rinvii, la necessità di trattare svariate cause, spesso molto diverse tra loro, in sequenza, a volte a discapito di quelle considerate meno importanti. Il meccanismo di preparazione, dibattimento e giudizio viene illustrato e spiegato con molta attenzione. Vengono affrontati di passaggio anche argomenti come la detenzione carceraria ed i rapporti tra le figure coinvolte, forze dell’ordine, magistratura e avvocati. Per ragioni verosimilmente funzionali, l’autore sceglie di non affondare troppo i colpi: dopotutto si tratta di un romanzo, non di un libro di denuncia. Meritano infine una menzione specifica le eterogenee citazioni musicali, letterarie e cinematografiche, da appassionato vero.

Al netto di un approccio alla narrazione un po’ naif, una lettura gradevole e molto interessante. Un libro di livello.

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