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Elle Mary And The Bad Men @ Blackmarket Hall, Roma, 22/11/2017

25 sabato Nov 2017

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Fingersi esperti di musica

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Alice Phoebe Lou, Aly Spaltro, Amsterdam, arte, bellezza, Bitterzoet, Blackmarket, Blackmarket Hall, blues rock, comunicazione, concerto, Elle Mary, Elle Mary and the Bad Men, indie, indie rock, Jesca Hoop, Lady Lamb, live, malinconia, Monti, musica, musica dal vivo, musica indie, musica indipendente, Unplugged in Monti, vocalist, voce

Con difficoltà, un annullamento improvviso e successivo miracoloso recupero, abbiamo dunque chiuso la stagione novembrina dei concerti: 4 in circa due settimane, l’ultimo mercoledì 22 sera, quello di Elle Mary And The Bad Men, che presentava il suo primo album in un concerto gratuito molto intimo.

Parlando di concerti che sono andato a vedere volontariamente (cioè, non di gente che mi sono trovato ad ascoltare per caso mentre mi trovavo in un posto che offriva musica dal vivo), probabilmente questo è stato quello con la minore affluenza di pubblico: anche meno delle circa 35 persone che sono con me state travolte da Lady Lamb al Bitterzoet di Amsterdam nel settembre 2015 e delle certamente meno di 50 accorse al Blackmarket a vedere Jesca Hoop nel maggio scorso. D’altra parte, è stato un concerto sofferto, nel senso che era originariamente stato previsto allo stesso Blackmarket da Unplugged in Monti per lunedì 20, poi qualcosa è andato storto ed è stato annullato, e solo mercoledì in tarda mattinata si è saputo che sarebbe stato recuperato con ingresso gratuito al Blackmarket Hall la sera stessa.

Elle Mary, all’anagrafe Elin Rossiter, è una giovane tizia che suona chitarra e tastiere e fa musica con un batterista ed un bassista. La sua discografia consta di un album 9 pezzi erratici dallo sviluppo creativo ed imprevedibile, ma sempre pervasi da un’atmosfera complessivamente malinconica, un cantato liquido e un sound tra l’indie-rock ed il blues-rock. Ricorda vagamente, per sensazioni e timbro vocale, l’ottima Alice Phoebe Lou, transitata per Roma nel settembre scorso, anche lei per un live gratuito con pubblico selezionato, ma un po’ meno di quello di mercoledì sera.

Il Blackmarket Hall è un pub su più piani, con una bellissima sala adibita a micro-live, nella quale sono apparecchiati alcuni tavoli, un bancone ed un enorme divano ad angolo che occupa una quantità inusitata di spazio, e che confina con uno spazio all’aperto ed un’altra sala laterale. Questo per dire che di per sé il luogo dove il concerto si è tenuto è quanto di peggio gestito in termini di spazio, eravamo forse in 25-30 e stavamo scomodi.

Elle Mary sostiene di non scrivere musica con fini di catarsi, ma che lo fa in modo molto consapevole, lentamente; riferisce che le sue canzoni prendono forma dopo processi di razionalizzazione, tanto è vero che il processo di composizione e registrazione del suo disco di debutto è durato tre anni, e che sono molto più una narrazione del suo rapporto con quello che le succede e con la vita in genere che una reazione a mente calda. Niente dilaniamenti alla Lady Lamb, ma consapevolezza e ragionamento.

Elin Rossiter è dunque davvero una persona scura e malinconica, o almeno questo è il suo rapporto col mondo. È anche una persona che per raccontarsi sceglie forme compositive pindariche e creative, con musicisti di livello che le sanno stare dietro e le offrono un accompagnamento all’altezza dei suoi cambi ritmici. Sembrerebbe in questo avere un punto di somiglianza con miss Aly Spaltro, ma ad un ascolto più attento si riconosce che l’umore dei suoi pezzi è costruito molto più razionalmente rispetto alle violente montagne russe del piccolo genio del Maine.

Dal vivo, Elle Mary ha fatto un’ottima, ma davvero ottima, figura. Sicura, capace sia di mantenere elevati standard tecnici vocali ed esecutivi che di esprimere il contenuto emotivo dei suoi brani in modo tranquillo ed intenso. Nonostante il rumoroso bancone del pub a pochi metri da me, dove lo shaker è stato utilizzato con una frequenza sconfortante, ho visto un concerto caldo e coinvolgente da parte di un’artista capace, elegante e tutt’altro che grezza. Non che una comunicazione grezza ed aggressiva sia un male, ma il calore triste e malinconico di mercoledì sera è stato soffice, elegante ed ammaliante. Un concerto molto breve, circa 40 minuti compreso un rapidissimo bis, e davvero peccato, anche se eravamo in pochi avremmo apprezzato e meritato un concerto più lungo e strutturato, magari con qualche inedito. Ma Elle Mary non è il tipo da suonare nulla se non ci ha lavorato sopra a lungo, e dopotutto ha appena pubblicato il suo primo disco.

Bella serata.

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Lady Lamb @ Bitterzoet, Amsterdam, 21/9/2015

01 giovedì Ott 2015

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Fingersi esperti di musica

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After, Aly Spaltro, Amsterdam, Arjen Lucassen, arte, Ayreon, Bitterzoet, comunicazione, concerto, creatività, emozioni, genio, indie, indie rock, Lady Lamb, Lady Lamb The Beekeeper, live, musica, musica dal vivo, passione, Rachael Yamagata, Ripely pine, rock, Yuja Wang

Lady Lamb tourQuando ho scoperto che Lady Lamb si sarebbe esibita ad Amsterdam mentre io mi trovavo lì per tutt’altra ragione, ho scoperto anche che una settimana dopo ci si sarebbe esibita, nello stesso locale, anche Rachael Yamagata – una che seguo da anni, una con una voce roca e graffiante, calda, emozionante, devastante, una il cui secondo album, “Elephants… Teeth sinking into heart”, è tra i più dolorosi della mia discografia. Lì per lì la mia reazione è stata più o meno: palo, porca troia, palo!

È passata una settimana abbondante dal concerto di Lady Lamb, ed oggi la combinazione di eventi che mi ha portato a vedere lei ed a mancare Rachael Yamagata di una settimana la vedo più come la vittoria ad una lotteria. Del primo premio di una lotteria, per la precisione.

Ho visto otto concerti da metà giugno al 21 settembre, compresi Patti Smith, Bjork dopo 22 anni di attesa, le CocoRosie e la rappresentazione di The Human Equation di Ayreon; nel corso dell’ultimo anno ho ascoltato dal vivo la dea della voce Anneke Van Giersbergen, Sharon Van Etten in un’esibizione intima ed intensa e Yuja Wang maltrattare un pianoforte e rendere sensuale persino una sonata di Chopin. Ebbene, per trovare un evento che mi abbia travolto come ha fatto Lady Lamb lunedì scorso, devo tornare indietro di molto più tempo: di circa 8 anni, quando al Jailbreak di Roma vidi transitare sua maestà Emilie Autumn, peraltro con le placche alla gola ed un numero imprecisato di problemi tecnici.

È passata più di una settimana dal concerto, solo da un 3-4 di giorni ho iniziato ad ascoltare qualcosa di diverso da Aly Spaltro e comunque, quando lo faccio, ho la sensazione di star perdendo tempo. Cerco continuamente testimonianze di sue esibizioni live, perché la differenza tra le registrazioni in studio e la sua capacità di esplodere in un cataclisma di passione, emozioni, sentimenti quando esegue i suoi pezzi dal vivo è incommensurabile e difficile da spiegare a chi non l’ha mai vista di persona.

Lady Lamb 1Lady Lamb dal vivo è una bomba. È talmente brava, talmente emozionante da essere sexy. Non conta che sia carina o meno, è attraente per quello che fa, per come lo fa. Starle davanti, come le stavo io al Bitterzoet di Amsterdam assieme a non più di un’altra quarantina di persone che le proprie fortune se le sanno andare a cercare, significa esserne travolti. Dei brani incredibili che seguono il puro umore, la sua pura necessità comunicativa, una tizia di un metro e mezzo che salta, canta, suona, violenta la sua chitarra e le sue corde vocali, e soprattutto trasmette quello che ha dentro con una potenza spaventosa, soverchiante, magnifica, guidata da una necessità fisica di farlo, possibilmente spaccando le orecchie a chi è lì per starla a sentire.

La musica, soprattutto. Pindarica, illogica, non c’è un pezzo che abbia uno sviluppo prevedibile, eppure non c’è un solo momento in cui sembri che miss Spaltro ostenti o dia sfoggio di perizia. Anzi, Lady Lamb prende per mano chi è disposto ad ascoltarla e lo trascina dentro di sé, mettendo tutta sé stessa e tutta la sua creatività al servizio di ciò che vuole dire. Non parlo di testi (almeno non solo, perché basta leggere quelli di “You are the apple” o “Crane your neck” per capire che anche in questo campo siamo su profondità epocali): è il suo modo di scrivere brani, di raccontarsi, di esprimersi, il fatto che sia così magnificamente imprevedibile e travolgente è ciò che la rende una musicista, un’artista unica, fantastica e meravigliosa.

Sul palco era accompagnata da bassista e batterista, due “amici” che vivono a Londra, due musicisti solidi, ma stando ai video che girano su youtube perfettamente sostituibili: ho la sensazione che il suo modus operandi preveda di trovarne di sufficientemente bravi per essere capaci di starle dietro, seviziarli finché non suonano i suoi pezzi come dice lei e poi andare. Come non amarla?

L’unico punto debole del concerto è stato la scarsa durata: un’ora e Lady Lamb ha lasciato il palco: il tempo di riporre la chitarra e inforcare gli occhiali ed è scesa dal palco dal lato ed ha attraversato la sala per andare nel retro a vendere personalmente il suo materiale. Peccato che l’Italia non la sfiori nemmeno. Uno potrebbe replicare che ora l’ho vista quindi, almeno per me, non ce n’è bisogno, ma il fatto è che una così andrebbe vista una volta a settimana. Almeno.

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Lady Lamb

14 lunedì Set 2015

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Fingersi esperti di musica

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After, Aly Spaltro, Amsterdam, Bitterzoet, Camila GIorgi, genio, grande musica, indie rock, KEXP, Lady Lamb, Lady Lamb The Beekeeper, live on KEXP, musica, musica indie, musica indipendente, radio, Ripely pine, Seattle, youtube

Come ho già detto in passato, la radio indipendente di Seattle KEXP (fortemente orientata a promuovere la musica indie in tutte le sue sfaccettature, con mezzi molto efficaci ed interessanti come dei mini-live negli studi della stessa) è una delle mie fonti principali di accesso a musicisti che altrimenti avrei poche possibilità di scoprire. Il problema è che l’account Twitter di KEXP, tra “song of the day” e live in studio, ha un ritmo di segnalazioni spropositato, che oltretutto, a causa del limite di 140 caratteri, sono prive di filtri che possano suggerire a chi lo segue cosa vale la pena provare ad ascoltare, quindi di solito io rimango indietro e poi cerco di recuperare con un surf furioso su youtube.

Recentemente le mie peregrinazioni tra i “live on KEXP – full performance” mi hanno portato a farmi ripetutamente consigliare, come primo video da vedere dopo quello che stavo guardando, il mini concerto di tale Lady Lamb. Vista l’insistenza, ad un certo punto l’ho aperto. Lady Lamb ha inizialmente conquistato la mia perplessità con un riff veloce per chitarra elettrica, accompagnata da un batterista ed un bassista – non esattamente una sequenza di indizi favorevoli ai miei gusti. Poi, l’inquadratura si è spostata sul suo viso, che, ricordando vagamente quello di Camila Giorgi, mi ha immediatamente suggerito di fermarmi un attimo a vedere cosa succedeva.

Beh, in poco più di venti minuti di musica più cinque di intervista, di cose ne succedono effettivamente parecchie. Cominciamo col dire che in studio a suonare non c’era altra gente a parte quelli che si vedevano nei primi secondi, ed io ho passato qualche minuto a capire dove si nascondesse il resto della band: Lady Lamb, che è anche nota come Lady Lamb The Beekeeper e in realtà si chiama Aly Spaltro, fa un tale casino che sembra accompagnata da un’orchestra. E il casino lo crea principalmente lei: anche il batterista si dà parecchio da fare, ma non si arriva a pensare che ce ne sia un altro da qualche parte. Inoltre, sia quando suona che quando parla con la dj, ha un atteggiamento molto forte, sicuro di sé è trascinante.

Ma soprattutto, la musica. La definizione più appropriata, per l’incasellamento all’interno di un contesto culturale, è indie rock, ma in realtà Lady Lamb fa tecnicamente quello che cazzo le pare con un’orchestrazione rock minimale – la sua voce, la sua chitarra, un bassista ed un batterista. I brani (non uso il termine “canzoni” perché quelle di Aly Spaltro non possono essere chiamate così) sono creatività pura: quando ne inizia uno, si ascolta come comincia e non si ha la più pallida idea di dove andrà a parare. Cambi di ritmo, di tonalità, di registro, di sonorità, di temi portanti, di qualunque cosa; sono convinto che se miss Spaltro potesse cambiare gli strumentisti a metà pezzo lo farebbe. L’aspetto più singolare è tuttavia il fatto che tutto quello che fa è perfettamente naturale. Non c’è da perdersi, non c’è niente di illogico, non c’è da fermarsi perplessi a chiedersi cosa diavolo stia capitando. C’è da ascoltare e farsi guidare da una che sa cosa vuole suonare ed esprimere, come suonarlo ed esprimerlo, come farsi ascoltare e come far sembrare qualunque cosa, inclusi i suoi voli pindarici musicali, normale, facile, comprensibile. Un genio.

Ad oggi, Lady Lamb ha pubblicato un numero imprecisato di singoli, EP ed altro materiale autoprodotto – il che suggerisce un livello di indipendenza, e potenzialmente anche di turbolenza, piuttosto elevato – e due dischi da una dozzina di brani e un’oretta di musica l’uno. Il primo, “Ripley pine”, è bello, il secondo, “After”, è sensazionale: non c’è un pezzo debole e ce ne sono tanti strepitosi, in tutte le loro parti ed il loro peregrinare.

La prossima settimana Lady Lamb si esibirà al Bitterzoet di Amsterdam, in una sera in cui anch’io mi troverò nella capitale olandese, lunedì 21 settembre per la precisione. Sperando che il locale non sia esaurito, visto che in Italia non ci viene nemmeno per sbaglio… Che culo!

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