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2 metri troppo a sud

03 mercoledì Mag 2017

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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Mi sto facendo un sacco di risate sulla faccenda dello slittamento della Nuvola di Fuksas che andrebbe ad invadere lo spazio dei marciapiede di viale Europa. E le risate non sono legate tanto al pasticcio in sé, che comunque è abbastanza divertente, ma ad alcuni aspetti ad esso strettamente connessi.

Vediamo meglio (le immagini sono tratte da Google Maps). Stando a quello che leggo, il problema sarebbe che la Nuvola sembrerebbe esser stata costruita due metri troppo a sud, il che toglierebbe spazio sia alla cosiddetta Lama, un edificio progettato per diventare un hotel di lusso tuttora in fase di costruzione, ma la cui struttura è stata edificata da anni, sia al traffico pedonale su viale Europa, verso la quale l’intera struttura si affaccia, impedendo contemporaneamente la visuale verso ovest.

Allora, la struttura della Nuvola si trova in un isolato circondato, semplificando, ad ovest da via Cristoforo Colombo, un’arteria fondamentale che unisce il centro di Roma (zona San Giovanni, Terme di Caracalla, porta Ardeatina) all’Eur, il quartiere dove il Roma Convention Center è situato, a nord da viale Asia, ad est da viale Shakespeare ed a sud da detto viale Europa, un viale alberato rettilineo percorso da svariati autobus e da un discreto traffico automobilistico e pedonale che, dal lato ovest, termina sovrastato dalla basilica dei santi Pietro e Paolo. L’ingresso alla Nuvola è sulla Colombo.

La Nuvola occupa, diciamo così, la parte nord dell’isolato, quindi si affaccia su viale Asia, sulla Colombo e su viale Shakespeare. L’affaccio a sud, quello su viale Europa, non è occupato dal centro congressi, ma dal futuro albergo di lusso: la Nuvola non si affaccia su viale Europa. Quindi le possibilità sono due: o la Nuvola è stata costruita 2 metri troppo a sud e toglie spazio alla Lama, o l’intero isolato è stato edificato 2 metri troppo a sud ed invade il marciapiede di viale Europa. Non è possibile che si verifichino entrambe le condizioni.

Passiamo ad un concetto diverso: la tempistica. La Nuvola, nel suo complesso, non è un edificio irregolare all’aria aperta: è costruita all’interno di un parallelepipedo in vetro-cemento, la cui costruzione ha richiesto anni. La Lama è a sua volta un parallelepipedo, ad essa parallelo, anch’esso edificato lungo un periodo di tempo estenuante. Com’è possibile che in oltre 10 anni di lavori di costruzione nessuno si sia mai accorto che le due strutture sarebbero finite troppo vicine? Oppure, se è tutta la struttura che è troppo a sud, com’è possibile che in oltre 10 anni nessuno si sia mai accorto che la Lama si sarebbe trovata troppo a ridosso di viale Europa?

Concludiamo con gli aspetti più ridicoli di tutti: visibilità e viabilità. Da quando sono iniziati i lavori, la carreggiata di viale Europa è ridotta. Provenendo da est, all’incrocio con viale Shakespeare il traffico automobilistico è canalizzato leggermente verso sinistra tramite cartelli e segnaletica orizzontale gialli – quindi provvisori – a causa della presenza del cantiere sul lato destro. Poco prima dell’incrocio con la Colombo, l’intera carreggiata torna a disposizione e le macchine possono spostarsi di nuovo verso destra. Tutto questo avviene non per fare spazio all’edificio della Lama, che è in buona approssimazione alla stessa altezza degli altri palazzi che si affacciano su viale Europa, ma a qualche sorta di servizio posto tra la Lama e la strada.

Da questo discendono due considerazioni. Primo, che la Lama, di per sé, non ostacola la visuale verso la basilica dei santi Pietro e Paolo più di quanto la ostacolino gli altri palazzi, che peraltro al contrario della Lama sono fronteggiati da alberi – la ostacola in altezza, magari, essendo parecchio più alta degli edifici circostanti, ma certo non con un impedimento in orizzontale. Secondo, il restringimento di carreggiata in corrispondenza dei cantieri della Lama è presente da anni; il fatto che, a fine aprile 2017, qualcuno se ne sia improvvisamente accorto è quantomeno bizzarro: nessuno, compresi architetto e direttore dei lavori, è mai transitato su viale Europa negli ultimi 10 anni?

Non è esilarante tutto ciò?

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Lo scienziato e l’omofobia

22 martedì Nov 2016

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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aborto, amarezza, antiabortismo, antiabortisti, astrofili, astronomia, attivismo, automobilismo, bibliografia, bufale, cialtroni, complottismo, complottisti, diritti civili, fisica, gay, gender, intelligenza, libertà civili, lobby gay, metodo scientifico, omofobia, politica, pro-vita, scienza, scienziati, scienziato, sessismo, stupidità, testamento biologico

Sono stato invitato ad una conferenza di astronomia da un mio amico, Dottore di Ricerca in astrofisica. Sono andato, la conferenza – che, stando al programma, avrebbe dovuto mostrare e raccontare fotografie astronomiche, invece ha proposto una serie di banalità e di notizie di quarta mano, condite da un fumoso discorso sulla ricerca di pianeti extra-solari simili alla terra con fantascientifici fini di colonizzazione tipo “The songs of distant earth” – è stata piuttosto modesta, ma il punto non è quello. Il punto è che dopo la conferenza mi sono intrattenuto con il mio amico ed altre persone da lui invitate, ed è stata una mezz’ora difficile.

Dopo due chiacchiere generali, le quattro persone che con me avevano lasciato il teatro dove si era tenuta la conferenza per andare a caccia di qualcosa da mangiare hanno iniziato a parlare tra loro. Ora, dovrei a questo punto far presente che una delle quattro era un prete (a mia discolpa argomento che nessuno mi aveva detto che ci sarebbe stato un prete). Le altre due, due donne, una molto carina. L’argomento della loro conversazione, le loro riunioni presso un’associazione pro-vita all’interno dell’università, ed i loro rapporti con i contestatori.

Ho assistito a tutto il repertorio: posizioni antiabortiste e contrarie al testamento biologico; opinioni omofobe; concezioni delle libertà civili da anni cinquanta; idea retrograda della donna; opinioni sul mondo destituite di ogni fondamento. Mentre questo avveniva, onde evitare una litigata che si sarebbe sentita fino a Firenze, mi sono progressivamente estraniato, soprattutto quando il prete ha definito il partito Linke tedesco come un partito di sinistra “radicale”, quando gli unici radicali in realtà sono loro. Le mie braccia si sono infine staccate dalle mie spalle ed hanno raggiunto la cantina quando qualcuno si è lamentato della scarsa propensione al dialogo di chi ha opinioni contrarie alle loro, come se l’omofobia, il sessismo e la richiesta di negazione dei diritti civili fossero opinioni.

Ché poi, sia chiaro: è stupido vietare di esprimere certi concetti, per quanto gravi, per legge. È inutile rendere illegale l’apologia di fascismo o l’omofobia: bisognerebbe intervenire a fondo nell’educazione delle persone, in modo che capiscano chiaramente che certe posizioni sono contrarie all’idea di società civile ed alla libertà individuale – altro che pensiero unico, si tratta di mettere le persone nelle condizioni di capire che l’accettazione reciproca è l’unica strada alla convivenza.

La cosa che mi ha lasciato più amarezza è stata che queste posizioni, retrograde ed anti-scientifiche, fossero non solo condivise, ma propugnate da un PhD in fisica – uno scienziato. Uno così dovrebbe conoscere ed accettare il metodo scientifico, perché presumo ne accetti i risultati quando riguardano il suo ambito – altrimenti, che se ne fa di una bibliografia? E allora, qual è il punto? Che quando il metodo scientifico permette di concludere che l’omosessualità è perfettamente naturale e che i bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali non hanno problemi specifici, smette di essere valido? Che tra una serie di procedure su cui si basa la scienza ed i pregiudizi, quest’uomo sceglie i pregiudizi? E perché?

Per quello che mi riguarda, i casi sono quattro: 1) non ha la minima idea dei risultati scientifici sull’omosessualità; 2) ne ha un’idea, ma crede che non siano scientificamente validi, magari li considera pilotati; 3) non crede davvero nel metodo scientifico; 4) ci crede e sceglie razionalmente di ignorare i risultati che non gli piacciono.

Nel primo caso, è un poveretto che si informa per sentito dire, manipolato e strumentalizzato, e non ha una coscienza di sé come essere senziente al di fuori del suo lavoro; nel secondo, è uno che si è bevuto qualche bufala su fantomatiche lobby gay e teorie gender, uno scienziato complottista, quindi non uno scienziato; nel terzo, è un professionista che recita una parte, e di conseguenza un pessimo scienziato; nel quarto, è un integralista che sceglie arbitrariamente di considerare inferiori e discriminare intere categorie di persone. In qualunque caso, è una persona che sceglie consapevolmente di fare un utilizzo utilitaristico ed estremamente superficiale della propria intelligenza; uno che ha passato la vita a studiare e ha solo imparato una montagna di nozioni, senza ragionare sulle loro conseguenze. Uno stupido col quoziente intellettivo di un genio.

Uno con cui non so cosa fare, se non salutarlo e passare oltre.

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E se scendesse davvero dalle stelle?

01 martedì Dic 2015

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A volte ritorno, bufale, cattolici, cialtroni, cristianesimo, Fabi Silvestri Gazzè, falso, Gelmini, Gesù, Giorgia Meloni, giornali, giornalismo, hippie, ipocrisia, John Niven, libertà di stampa, Mariastella Gelmini, Matteo Salvini, Meloni, Natale, religione, Rozzano, Ruspa, Salvini, sciacallli, stampa, Transparency International, tunnel Gelmini

leghisti-e-presepeIeri, 30 novembre 2015, nel pomeriggio, qualche sciacallo aspirante baciapile ha pensato bene di recarsi a Rozzano, il paese dove il preside di una scuola ha dovuto lasciare l’incarico a seguito di un linciaggio mediatico contro l’eretico scatenato perché aveva impedito ad un paio di beghine di entrare nell’istituto ed insegnare canti religiosi ai bambini, per manifestare la propria solidarietà contro un pericoloso eversore che ritiene la scuola sia laica e si comporta di conseguenza. Abbiamo avuto il piacere di vedere personaggi di altissimo spessore politico, tipo Mariastella Gelmini, quella che tra i banchi dovrebbe tornarci da discente dopo l’incredibile figura di merda sul fantomatico tunnel tra il Gran Sasso ed il CERN, performance in cui si è peraltro prodotta da ministro dell’Istruzione in carica, intonare con un volto grottescamente impegnato nella goffa imitazione di una in preda all’estasi religiosa “Tu scendi dalle stelle”.

Ora, io vorrei chiedere alla Gelmini, ma anche ad altri grandissimi statisti che tutto il mondo ci invidia, come Salvini e la Meloni, se hanno mai compreso il testo del canto natalizio. Infatti, come dicono persone intelligenti quali Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, “memorizzare le parole e non il senso […] non è talento, anzi è un inganno che lo spazio di un momento avrà”. Vediamo qualche passaggio a caso, fingendo per il momento che non parli del figlio di Dio, ma di una persona qualunque che millanta origini divine, come, ricordo, Gesù fu considerato per tutta la sua vita dalla stragrande maggioranza della popolazione – fu anche crocifisso per questo.

“Tu scendi dalle stelle”. È un immigrato. Ruspa! “Re del cielo”. Blasfemo. Ruspa! “E vieni in una grotta”. La famiglia è senza fissa dimora. Ruspa! “Io ti vedo qui a tremar”. Sta in un campo rom. Ruspa! “Mancano i panni e il fuoco”. Il padre è un nullafacente. Ruspa! “Ti fece amor povero ancora”. È un extracomunitario povero che vuole essere mantenuto dallo stato. Ruspa! Aggiungiamo che il test del DNA mostra pure che il bimbo non è figlio del marito della madre. Una famiglia perversa e promiscua. Ruspa! Magari volevano darlo in affidamento ad una coppia omosessuale. Ruspa!

Una realistica e probabilmente fin troppo ottimista descrizione di quello che succederebbe se Gesù Cristo decidesse veramente di scendere una seconda volta dalle stelle è contenuta in un libro che consiglio davvero a chiunque abbia un quoziente intellettivo non negativo: si tratta di “A volte ritorno” (in originale “The second coming”) di John Niven. Un romanzo di critica sociale e satira di costume feroci, a tratti geniale con delle punte di comicità strepitose.

Figlio di una povera ragazza madre, il giovane Jesus si circonda delle stesse persone di cui è circondato nei vangeli: poveri, disperati, disabili, emarginati. Certo non delle gerarchie ecclesiastiche, di Giuliano Ferrara, di Magdi Allam, di Carlo Giovanardi o di Donald Trump. Predica l’amore, la pace, la libertà, l’accettazione e la tolleranza reciproche, la povertà, il disinteresse per i beni materiali e la necessità di nutrire la mente e lo spirito con la condivisione, la conoscenza e la bellezza: praticamente un hippie. Di conseguenza viene visto come un pericoloso eversore contrario al capitalismo, allo sfruttamento ed alla società di consumi; per di più è blasfemo perché utilizza continuamente a sproposito il nome di Dio.

Ruspa!

La cosa terribile non è tanto che certa gente chiacchieri: ha la bocca e le corde vocali, è difficile impedirlo. È che viene ripresa senza essere sbeffeggiata a morte, fa notizia. A che punto siamo arrivati nella classifica di Transparency International?

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