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Ci eravamo lasciati con “Embrace the storm” degli Stream Of Passion. Il successivo DVD, “Live in the real world”, contiene la registrazione di uno degli ultimi concerti della susseguente tournée, tenuto in Olanda, con Lucassen a fare gli onori di casa. Sul palco c’è il line-up degli Stream Of Passion completato da Diana Bovio, sorella di Marcela, splendida seconda voce e intrigante pantalone di pelle ed ombelico a vista. Ospite per un paio di pezzi, il cantante Damian Wilson, già collaboratore di Ayreon in passato.
È curioso che sia stato registrato per la pubblicazione video uno show tenuto in un locale così piccolo. Le immagini di conseguenza sono quello che sono – per lo più scure, un aspetto che ben si sposa con l’atmosfera sonora – mentre la qualità audio è davvero impressionante. L’aneddotica del tour riporta che in occasione del concerto di Brescia la band abbia dovuto far arrivare di corsa una parte dell’attrezzatura dall’estero: gli organizzatori non pensavano che un gruppo con un seguito ridotto utilizzasse tecnologie così avanzate. La solita figura da cialtroni.
La band esegue diversi pezzi (7 su 12) da “Embrace the storm”, alternandoli a brani di Ayreon ed a frammenti da due ulteriori progetti paralleli di Lucassen, Ambeon e Star One. Per quello che riguarda le canzoni degli Stream Of Passion, i musicisti sul palco sono nella formazione ideale per suonarli al meglio, e l’aggiunta di una seconda voce più alta, sensuale e quasi lolitesca, funziona benissimo, aggiungendo un che di erotico a tutta la faccenda – ascoltarsi per conferma il travolgente ritornello di “Deceiver”, nell’ultima ripetizione con Marcela che estende il finale di strofa e Diana che richiama l’attenzione su di sé con delle note acute prese quasi in modo stridulo: da saltarle addosso subito. Tavolta la struttura del brano originario mal si adatta ad un concerto rock di una certa potenza: ad esempio, il sussurrato di “Haunted” non può essere riprodotto fedelmente, perché l’amplificazione che necessita la voce di Marcela sarebbe stata insufficiente a renderlo udibile sopra la musica; i frammenti vengono dunque accelerati e interpretati con un parlato drammatico, dando un’idea di fretta e necessità di fuga opprimente e claustrofobica. Magnifica.
Quando si tratta di altri pezzi di Lucassen, c’è innanzitutto da dire come questi si riprenda la chitarra solista, lasciando a Lori la ritmica ed eventualmente la seconda voce nei fraseggi. Inoltre, i brani sono stati passati per un adattamento che permettesse un’interpretazione intensa, scura e drammatica, soprattutto alla superlativa Marcela.
Così, ecco “Waracle”, lenta, solenne e cupa, con un ritornello di enorme e bellissima quanto quasi insopportabile intensità tragica, in cui le due sorelle tratteggiano momenti in cui è difficile scindere il piacere dell’ascolto dal senso di oppressione dato dalla musica rumorosa e invadente, dove le vittime di guerra e la maledizione all’uomo che le scatena vibrano e rimangono tuttavia strozzate in gola a causa della totale assenza di momenti liberatori. Ecco “Computer eyes”, che si sviluppa su ritmi veloci e coinvolgenti, mentre Marcela e Diana duettano creando un pathos drammatico, sensuale e rutilante letteralmente dal nulla su una melodia semplice, chiarendo molto esplicitamente perché uno come Lucassen si sia innamorato di loro, anche se solo a livello artistico – io dopo quell’interpretazione mi sarei innamorato di loro in toto. Ecco “Day three: pain”, da “The human equation”, in cui le Bovio interpretano quasi tutte le parti, inclusi i growls della rabbia, con un esito sorprendente, diverso da quello della versione su disco, ma perfettamente integrato nell’atmosfera dello show, che regala alcuni momenti di pura passione.
Dopo “Out in the real world”, in cui Marcela presenta i membri della band ed emerge il clima di grande divertimento e collaborazione che regna sul palco, le stentoree “The castle hall” e “Into the black hole” (entrambe con Damian Wilson), chiusa da un accenno di “Cold metal” rumoroso e soffocante, ed un’intelligente reinterpretazione di “When the leeve breaks” dei Led Zeppelin, chiude il concerto “Day eleven: love”, di nuovo da “The human equation”, anche questa cantata per lunghi tratti dalle sorelle Bovio, che, con un atteggiamento ammiccante e vagamente provocante, fanno desiderare a chi le guarda di trovarsi in mezzo a loro in quel momento per godere dell’energia sensuale che sprigionano con la voce – e possibilmente rimanere con loro anche dopo lo show.
Un concerto eccezionale. Punto.
Un appunto sull’esecuzione: Lucassen lo conosciamo tutti. Davy Mickers è un batterista mostruoso. Lori Lindstruth è superlativa, tecnica, veloce, duttile ed emozionante. Ma sono le sorelle Bovio a lasciare a bocca aperta: Diana è puntuale nel controcanto, strepitosa e sensuale come solista, mentre Marcela è semplicemente incredibile. Precisa e impeccabile come su disco e completamente travolgente – amore, sesso, passione, malinconia, oscurità, intensità tragica. Quasi da averne paura.