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Da un pulpito placcato in oro

17 domenica Ago 2014

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Farneticare di politica ed economia, Un mondo di cialtroni

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Tag

Alessandro Di Battista, Berlusconi, cialtroni, Cosa Nostra, Di Battista, Donetsk, emergenza sociale, Gaza, Hamas, Iraq, ISIS, Israele, Libia, M5S, mafia, Movimento 5 stelle, Palestina, politica, riflessioni, società, terrorismo, terroristi, Ucraina, violenza

Ogni tanto, fortunatamente di rado, qualcuno nel mondo dà di matto, esce di casa armato e comincia a sparare. Siccome capita raramente, è ovvio che non si tratti di un’emergenza, per cui succede che talvolta qualche giornale ci faccia il pezzo sensazionalistico, ma per il resto la faccenda è giustamente trattata come residuale e studiata dagli addetti ai lavori.

Poniamo però che la frequenza di questi eccessi si moltiplichi fino a diventare un problema: la rilevanza sociale del fenomeno, la maggiore disponibilità di dati ed il fatto che riguarderebbero un universo complesso e vasto imporrebbero di trattare il tutto diversamente, come un qualcosa da prevenire a livello massiccio invece che reprimendo in casi isolati, se non altro per motivi di pubblica sicurezza. Supponiamo a questo punto che la statistica permetta di collegare il fenomeno con la perdita del lavoro: ovviamente non tutti i disoccupati sono dei potenziali assassini, ma la furia omicida colpisce solo i disoccupati.

Una società ha sostanzialmente tre modi di reagire: uno intelligente, uno virtuoso ed uno stupido. Quello intelligente consiste nel parlare con chi ha dato i numeri, fare ricerche psicologiche e statistiche per determinare le concause più frequenti e cercare di prevenire ulteriori esplosioni, ad esempio fornendo a chi viene licenziato in determinate situazioni un aiuto personale; quello virtuoso consiste nell’agire sulle cause primarie, cercando di rilanciare l’economia e combattendo la disoccupazione, che tra l’altro è un problema anche a prescindere dai folli che sparano; quello stupido consiste nel considerare chiunque perda il lavoro un potenziale assassino, quindi prendere i disoccupati, affibbiare loro l’etichetta di eversori o terroristi e porli sotto sorveglianza costante, o addirittura rinchiuderli.

A giudicare dalle reazioni all’incauto, scentrato e un po’ superficiale intervento di Alessandro Di Battista del M5S sul terrorismo, ed in generale a quello che succede in Ucraina, Israele, Libia e Iraq, l’Italia ha una forte predilezione per la soluzione stupida.

Una volta lessi un aneddoto: in Sicilia, una signora rimasta vedova si rivolse dappertutto per ottenere un lavoro che permettesse la sussistenza a lei ed alla sua famiglia; di fronte all’infinito numero di rifiuti subiti per via istituzionale, fu costretta a chiedere aiuto a Cosa Nostra, che si dimostrò in grado di risolvere il problema. Il mafioso pentito che raccontava questa storia commentava dicendo che, finché la mafia sarà in grado di farsi carico della povera gente meglio dello Stato italiano, non ci sarà speranza di sconfiggerla.

Trasferiamo tutto questo a Donetsk, a Gaza (ma anche a Tel Aviv) e nelle campagne libiche ed irachene, dove l’autorità costituita quando va bene non è in grado di impedire che qualcuno spari sulla folla, quando va male è lei stessa a farlo. Il quei luoghi il problema non è dare una vita dignitosa ai propri figli, è proprio impedire che muoiano sotto le bombe, sganciate a volte dal governo in carica o dai suoi alleati, il problema è che rivolgersi ai modi spicci di Hamas, delle milizie filorusse, dell’ISIS e dei fondamentalisti islamici per avere una protezione che chi di dovere non è interessato a garantire diventa una scelta naturale e comprensibile. Possiamo chiamare queste persone terroristi e rifiutarci di parlare con loro, e possiamo farlo da dentro uno Stato le cui istituzioni nel 1993, come appare oramai storicamente accertato, trattarono la fine degli attentati mafiosi non con la povera gente che si rivolgeva alla mafia per mancanza di alternative, ma direttamente con Bernardo Provenzano; possiamo accusare queste persone di essere manipolate o in malafede e sottolineare come sia noto che Hamas usa civili come scudo e nasconde i missili dove vive la gente, da dentro uno Stato, peraltro non in guerra, in cui milioni di persone credono che Berlusconi sia un sant’uomo perseguitato dalla magistratura comunista; ma francamente non sono sicuro di dove tutto questo vada a parare.

L’errore di Di Battista, assurdo a maggior ragione per uno che conosce bene la malafede nel riportare le dichiarazioni altrui, e che dovrebbe dunque evitare di esporsi a fraintendimenti (o anche ad interpretazioni corrette ma cialtrone, se le cose sono scritte in modo approssimativo) atti a radicalizzare le posizioni, è quello di aver utilizzato la terminologia generica di terrorismo, senza fare distinzioni, mettendo nello stesso pentolone chi si fa saltare in aria dopo che la sorella è stata uccisa in un bombardamento, chi si affida a dei miliziani dopo aver visto morire il proprio figlio di 7 anni mentre era a scuola ed organizzazioni ricche, potenti e criminali come Hamas o l’ISIS (in particolare quest’ultimo, gonfio di soldi, dotato di armi americane di ultima generazione e composto da gente di etnia sunnita), che, come la mafia in Italia, si sa benissimo cosa vogliono – per lo più soldi, potere e controllo del territorio – e che cosa sono disposti a fare per ottenerlo – a livello macro, non il bene della gente.

Io non so se si sia trattato di ignoranza, approssimazione o ingenuità, ma è stato un errore grave, soprattutto se la gravità di un errore si misura in termini delle sue conseguenze. Di Battista ha scritto che stava cercando di capire. La prossima volta si renda conto che quello di parlamentare non è un seggio dal quale si può pensare ad alta voce, faccia qualche sforzo in più e porti avanti un discorso giusto ed assolutamente condivisibile in modo strutturato e responsabile.

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Sulla pelle di migliaia di persone

29 martedì Lug 2014

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Farneticare di politica ed economia, Un mondo di cialtroni

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Tag

America, Barack Obama, Biden, Burisma Holdings, cialtroni, diplomazia, Edward Snowden, Gaza, guerra, Israele, Kiev, MH17, Obama, ONU, OSCE, Palestina, politica, Putin, Russia, Snowden, Stati Uniti, Ucraina, UE, Unione Europea, Vladimir Putin

Dieci giorni dopo l’abbattimento dell’MH17 ad opera non si sa bene di chi e con quali dinamiche grazie ad una successione di eventi difficilmente districabile, gli Stati Uniti pubblicano immagini satellitari dalle quali si evincerebbe che la Russia avrebbe lanciato sul territorio ucraino dei missili e vi avrebbe dispiegato truppe di terra. Ora, al di là del fatto che se si ascoltassero entrambe le campane si sarebbe visto un video ufficiosamente messo in giro dal Cremlino che sembrerebbe suggerire come l’establishment russo remi in tutt’altra direzione, vediamo meglio cosa sta succedendo.

Prima di tutto gli statunitensi avevano originariamente dichiarato che un loro satellite in grado di raccogliere informazioni molto dettagliate fosse transitato sopra l’Ucraina orientale proprio durante lo schianto del volo Malaysian Airlines, e che dunque sarebbero stati in grado di dipanare la matassa con precise immagini video. Questa versione era stata confermata dal ministro della difesa russo, che aveva diffuso i dati di transito del satellite. Ad oggi, di queste immagini non si sa niente, mentre quelle sui presunti movimenti di truppe, avvenuti peraltro dopo la sciagura aerea, sono state pubblicate e commentate.

In secondo luogo gli americani sostengono che uno stato sovrano sarebbe stato bombardato ed invaso da truppe di terra da un paese estero senza che quest’ultimo abbia ricevuto una richiesta ufficiale di intervento da nessuna autorità preposta (salvo quella, non riconosciuta ufficialmente, dei separatisti). Lasciando perdere per un momento la faccenda del bue, delle corna e dell’asino, ll numero di volte che questo è stato fatto impunemente dai medesimi Stati Uniti ed il dettaglio che, comunque, in nessun caso gli Stati Uniti si sono trovati coinvolti in conflitti riguardanti minoranze americane discriminate, quella di aver invaso uno stato estero – oltretutto devastato da una guerra civile, quindi di fatto prendendo una delle parti – è un’accusa gravissima, di fronte alla quale altro che sanzioni come il divieto di circolazione e l’embargo commerciale per un totale di 33 soggetti dovrebbero essere adottate.

Se il territorio ucraino fosse veramente stato attaccato dalla Russia, a maggior ragione nel momento in cui Unione Europea e Stati Uniti appoggiano formalmente il governo di Kiev, Kiev dovrebbe come minimo minacciare di dichiarare guerra a Mosca col pieno appoggio degli alleati: la Russia se lo sarebbe cercato. Ma qualcuno se lo immagina cosa succederebbe se l’esercito messicano lanciasse missili nel Texas per difendere le comunità ispaniche?

Nel frattempo, alcuni retroscena suggeriscono di porsi come minimo qualche domanda. La prima è che l’ONU ha finalmente scoperto che Kiev bombarda la popolazione civile (secondo HRW usando bombe al fosforo), ivi comprese zone densamente abitate, e che nell’est dell’Ucraina sono morte come minimo oltre 1100 persone – ricordo che le vittime del volo MH17 sono circa 300, ma si parla solo di quelle. La seconda è che questo numero è curiosamente simile a quello dei morti dalla ripresa delle ostilità in Palestina, ed anche lì c’è uno stato che bombarda la gente, c’è un rapporto di morti fortemente sbilanciato a favore di detto stato, è c’è un premio nobel per la pace, Barack Obama, che prende le parti di quello che spara sulla folla, il tutto mentre il segretario di stato Kerry spalleggia il referendum per l’indipendenza dei curdi in uno stato tranquillo e pacifico come l’Iraq, dimostrando senza mezzi termini che in diplomazia internazionale gli USA ragionano in termini di mero tornaconto. La terza è che la Russia ha invitato gli ispettori OSCE a sorvegliare il confine tra Russia ed Ucraina per cercare le prove del transito di truppe; nel frattempo osservatori internazionali non sono riusciti ad analizzare i rottami del volo MH17 perché l’esercito ucraino ha ripreso l’offensiva all’interno dell’area di sicurezza, mentre una giovane donna russa diffondeva foto in cui utilizzava il mascara di una delle vittime del volo, dimostrando come l’inquinamento delle prove sia più di una remota eventualità. La quarta è che, mentre tutto questo accade, la compagnia Burisma Holdings, appena “liberata” (cioè sottratta al controllo dei filorussi) la città di Slavyansk, vi ha iniziato l’installazione dell’infrastruttura necessaria all’estrazione ed al trasporto di gas naturale, Burisma Holdings che annovera nel CdA Hunter Biden, figlio dell’attuale vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden. La quinta è che gli americani includono tra le accuse alla Russia l’asilo politico (temporaneo) ad Edward Snowden, il tizio che ha svelato al mondo la loro bulimia di sorveglianza e controllo, rivolta non solo verso la popolazione interna, ma a tutto il mondo in spregio ad autodoterminazione, privacy e diritti umani – una vicenda vergognosa che da sola basterebbe squalificare l’amministrazione statunitense per anni. La settima è che, al netto di Iraq, Afghanistan ed Ucraina, lo stato che gli americani presentano come grande successo delle loro opere di intervento, la Libia, è nel caos più completo, tra scontri, morti ed incendi – figuriamoci gli insuccessi.

Non è fantastico tutto ciò?

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