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~ "Non ci sono tante pietre al mondo!"

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Il buco nel tabellone

19 lunedì Giu 2017

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Ciarlare a vanvera

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Angelique Kerber, Bacsinszki, Bois de Boulogne, carattere, Daria Gavrilova, emotività, emozioni, Francia, freddezza, Gavrilova, Grande Slam, Halep, Internazionali di Francia, Jelena Ostapenko, Kerber, Kontaveit, Maria Sharapova, Ostapenko, Parigi, perseveranza, Pliskova, pressione, Radwanska, Roland Garros, Serena Williams, Sharapova, Simona Halep, Svitolina, tennis, terra battuta, terra rossa, Williams, Wozniacki, WTA

È passata una settimana da quando Jelena Ostapenko si è ritrovata al numero 12 della classifica WTA dopo aver vinto a sorpresa gli Internazionali di Francia di tennis, battendo in finale la favorita Simona Halep, quindi proverò a fare alcuni ragionamenti a mente fredda.

Comincio tuttavia col mettere le mani avanti: Simona Halep è una delle mie protégée tennistiche, assieme a Daria Gavrilova e prima di Agnieska Radwanska, Maria Sharapova e Caroline Wozniacki. Jelena Ostapenko, assieme ad Anett Kontaveit e a Daria Kasatkina, è il talento in ascesa che guardo con più simpatia e curiosità. Detto questo, chiarita senza ulteriori dubbi la mia aperta faziosità, passiamo al nocciolo della questione.

Si è detto da più parti che, a causa della situazione contingente del tennis femminile, questo Roland Garros avrebbe potuto vincerlo chiunque ed in effetti così è stato. Per prima cosa, contesterei questa affermazione: in assenza di Serena Williams e Maria Sharapova, con la Kvitova e la Azarenka al rientro dopo tanto tempo, con la Kerber in condizioni approssimative e la Muguruza che non ha capitalizzato la vittoria a Parigi del 2016, l’inizio di stagione è stato per così dire incerto, è vero. Tuttavia, nella stagione su terra una giocatrice ha registrato il seguente ruolino: al pomeriggio del 9 giugno, semifinale a Stoccarda, vittoria a Madrid, finale a Roma persa per infortunio e finale a Bois De Boulogne avendo battuto durante il percorso Svitolina e Pliskova, le due giocatrici che avevano totalizzato più punti durante il 2017. Io a questa serie di risultati non so che altra definizione dare se non “dominio”: Simona Halep ha dominato la stagione sul rosso – avrebbe potuto vincere di più, certo, ma è sempre stata la giocatrice da battere.

A Parigi il 10 giugno è stata battuta da Jelena Ostapenko. Ora, probabilmente la Halep ha sofferto di ansia da prestazione e ha sottovalutato non tanto l’avversaria, quanto la sua potenza, pensando che fare il muro di gomma contro una ventenne che picchia e basta sarebbe stato sufficiente a mandarla al manicomio, ignorando però quanto la giovane lettone picchiasse forte e fosse capace di perseveranza. Il punto però è che Jelena Ostapenko il suo capolavoro non l’ha fatto in finale, una finale che comunque si è andata a prendere con grinta e merito: l’ha fatto per arrivarci.

È partita da numero 47 del mondo. Era nel sedicesimo di finale della Kerber, che però ha pensato bene di farsi eliminare al primo turno. Di conseguenza, a partire dal terzo turno la Ostapenko ha incontrato in sequenza di avversarie sulla carta favorite per ragioni di classifica e pedigree, ma non troppo: tutte tenniste che una giovane in ottima forma, in estrema fiducia e scema abbastanza da essere irresponsabile e dunque difficile da scalfire, avrebbe potuto battere: nell’ordine, Lesia Tsurenko, Samantha Stosur, Caroline Wozniacki, Timea Bacsinszki.

Ha ignorato per ben 4 partite la crescente pressione, esercitata molto più dall’interno, dall’osservare che l’impresa in effetti si poteva portare a termine, che da un mondo che avrebbe senza dubbio considerato normale e comprensibile una sconfitta contro qualunque delle sue avversarie. E ci vuole davvero tanta, tanta freddezza per affrontare prima un’ottima tennista in fase calante di carriera sapendo che ce la puoi fare e se ci riesci vai dritta ai quarti di uno slam, e vincere; poi una ex numero uno del mondo che per tanti motivi è alla tua portata, con l’idea che se la batti te ne vai alle semifinali del Roland Garros, e vincere ancora; infine una ex semifinalista di Parigi, numero 30 del mondo e come tale del tuo livello, sapendo che puoi vincere, sapendo che la finale degli Internazionali di Francia è lì, alla tua portata, ma prima devi giocare una partita al massimo, e riuscendoci.

La Ostapenko ha indubbiamente sfruttato una moria delle vacche nel tabellone, ma il buco era lì per tutte, e lei è stata l’unica capace di reggere la pressione di sapere che in fondo, partita dopo partita, ce la poteva fare, tanto che alla fine ce l’ha fatta – non a raggiungere la finale contro la 3 del mondo e favorita del torneo, ma a vincerla. Ora deve confermarsi: ecco, se c’è qualcosa che mi fa pensare che in qualche modo ce la potrà fare sono la freddezza e la consapevolezza con cui ha affrontato e battuto due avversarie alla sua portata al suo primo quarto ed alla sua prima semifinale slam.

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Positiva all’antidoping

08 martedì Mar 2016

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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abuso di farmaci, antidoping, appartenenza, Australian Open, caffè, calcio, ciclismo, corpo, Djokovic, doping, farmaci, fisico, ginnastica, infortuni, Komova, Maria Sharapova, Nibali, Ronaldo, Sharapova, sport, sport professionistico, stimolanti, tennista, tennisti, uso di farmaci, WADA, WTA, Zeman

Per chi se lo fosse perso, ieri, 7 marzo 2016, Maria Sharapova, gigante del tennis femminile degli ultimi 12 anni in senso fisico quanto metaforico, ha tenuto una conferenza stampa per annunciare di esser stata trovata positiva ad un controllo antidoping durante gli ultimi Australian Open. La bella Masha si è assunta la piena responsabilità della faccenda, sostenendo che si è trattato di un suo errore: il principio attivo di un farmaco che lei prende dal 2006 è entrato quest’anno nella lista delle sostanze proibite della WADA, la cosa le era stata comunicata via email nel dicembre scorso, ma lei non l’aveva letta.

Ora, siccome Maria Sharapova è una delle donne più ricche del pianeta, è stata più volte la numero 1 della classifica WTA, ha vinto praticamente tutto compreso il career slam, ed in tutto questo è una statua di 188 centimetri, bellissima ed altezzosa, intelligente e glaciale, io personalmente mi aspetto che nei prossimi giorni si scatenerà la rivalsa degli invidiosi che la seppellirà sotto vagonate di letame.

Ovviamente io non so se la versione da lei fornita corrisponda in qualche modo alla verità. Quello che so è che Maria Sharapova a 28 anni non è fisicamente integra: nel 2009 ha subito un intervento alla spalla, negli ultimi otto mesi ha giocato appena quattro tornei a causa di un infortunio al braccio. Per arrivare dove è arrivata ha chiesto tantissimo al suo fisico, e il fisico prontamente le ha presentato il conto. Pensare che una del genere stia per anni ai vertici di uno sport professionistico massacrante e ad oggi incredibilmente basato sulla potenza senza assumere nessun farmaco è a dir poco fantasioso. Pretendere che un tennista di vertice, così come professionisti di moltissimi altri sport basati sulla resistenza fisica e mentale, rimanga lassù semplicemente allenandosi e facendo massaggi e fisioterapia è come pretendere che un medico di pronto soccorso faccia il turno di notte senza usare caffè o che un broker, che sposta miliardi ogni giorno e se compie una transazione con 30 secondi di ritardo perde soldi, non prenda nessuno stimolante. È semplicemente ridicolo.

Non si diventa numeri uno del mondo, e nemmeno numeri 20, di tennis, ciclismo, calcio, basket, maratona, ginnastica artistica e via dicendo a forza di lavoro in palestra ed alimentazione: per quanto si possa allenare, un ragazzo di 18 anni le prenderà sempre fisicamente da Novak Djokovic, Vincenzo Nibali, Cristiano Ronaldo e Viktoria Komova nel tipo di sforzo richiesto dalle discipline in cui ognuno di questi è tra i leader mondiali (fra l’altro, proprio per questo è probabile che un diciottenne ben allenato finisca una maratona prima della Komova e batta Nibali in una progressione). Non è doping, almeno nella massima parte dei casi, ma il corpo a compiere lo sforzo richiesto dal gesto tecnico ci deve essere portato, mentre dolori, traumi ed affaticamento devono essere tenuti sotto controllo.

In fin dei conti, è di questo che parlò Zdenek Zeman quando nel 1998 disse che il calcio doveva uscire dalle farmacie – non di doping in senso stretto, ma dell’uso di farmaci, quasi tutti leciti, per aumentare e perfezionare le prestazioni. Ed è per questo che la WADA aggiorna continuamente la lista delle sostanze proibite, non solo e non tanto per inseguire le nuove molecole, ma per stabilire dei paletti su cosa si può fare e cosa no con quanto già presente sul mercato.

Indipendentemente dalla veridicità dei dettagli della sua ricostruzione, io dubito fortemente che Maria Sharapova, al top da 12 anni e da 8 mesi quasi ferma per infortunio, un’immagine di donna di ghiaccio ai limiti della perfezione, sia caduta nella tentazione di darsi una mano con sostanze esplicitamente vietate: la scivolata sul limite della liceità nell’assunzione di sostanze per combattere problemi fisici mi pare molto più realistica. Da vera signora quale Masha è sempre stata, l’ha ammessa a testa alta e se n’è assunta la responsabilità. Di fronte a gente che ha farneticato di punture di api, creme vaginali della fidanzata, terremoti, tremende inondazioni e cavallette, si è come sempre dimostrata una spanna sopra gli altri.

È caduto un gigante, viva il gigante! Viva Maria Sharapova!

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Imperfette

21 giovedì Mag 2015

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Ciarlare a vanvera

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Ana Ivanovic, bellezza, Darja Gavrilova, energia, esempi, Foro Italico, Gavrilova, Halep, imperfezione, Internazionali, Maria Sharapova, motivazione, pay-tv, perfezione, Roger Federer, Roland Garros, Sharapova, Simona Halep, streaming, tennis, tette, WTA

Da piccolo seguivo il tennis: Becker, Edberg, Graf, Navratilova. Poi arrivarono le pay-tv, a cui non sono mai stato abbonato, e subentrò una certa difficoltà di accesso alle partite, per cui me ne allontanai. È poi toccato all’era dello streaming ed ho potuto ricominciare a guardare qualche match. Come chiunque, ho subito adorato l’eleganza e la completezza di Roger Federer, pur essendo limitato nel capire dove andassero a finire i suoi colpi: nel frattempo era intervenuto il power tennis, quello che rende, su uno schermo di PC e bitrate non troppo elevati, difficile vedere la pallina.

Per ovviare al problema, sono passato a seguire con maggiore attenzione il tennis femminile. Dopo anni di supponenza sull’argomento, mi sono accorto di una cosa: è impossibile guardare una partita di Sharapova, Ivanovic, Bouchard, Wozniacki e chi più ha gnocche con due metri di gambe più ne metta, e tifare contro di loro. Si può tifare per quella che sta dall’altra parte della rete, ma non contro di loro. Per me sono anche degli esempi: donne che hanno ricevuto in dono dalla genetica quasi tutto, e che tra i 15 ed i 30 anni passano le giornate tra la palestra ed un campo col sole a picco a cercare di colmare la distanza rappresentata da quel “quasi”, a volte riuscendoci, altre no, ma senza smettere mai di fare tutto il possibile per provarci, nemmeno dopo infortuni alla spalla che a 22 anni le avevano spinte fuori dal giro delle migliori quando avevano già vinto l’impossibile.

550cfa59682ccf83b509e62cL’anno scorso mi capitò di vedere Maria Sharapova affrontare la finale del Roland Garros contro una tizia per me allora sconosciuta con la faccia da topo e l’atteggiamento incazzoso che le arrivava poco sopra la spalla e nonostante questo correva come un’ossessa e tirava colpi a volte fenomenali: tale Simona Halep, rumena, appena la 3 del mondo, una che serviva da 30 centimetri più in basso della bella Masha, una con un fisico atletico ma che, se la si vedesse per strada, non attirerebbe certo l’attenzione. Una che, scoprii in seguito, a 18 anni si è sottoposta ad un intervento di riduzione del seno perché le tette enormi le impedivano di giocare come voleva, e la sua priorità era quella. Una che tra gli sguardi degli uomini e il tennis ha scelto di farsi guardare sempre in faccia. Una che per questo ha tutta la mia stima, alla quale aggiungo l’affetto dovuto ad un caratteraccio, in campo si innervosisce e parla da sola, ed all’essere una che non ha bisogno del metro di gambe, dei lineamenti scolpiti, degli occhi di ghiaccio o della quarta di reggiseno per essere sexy – perché bella ed attraente sono concetti diversi, ed io mi rotolerei sulla terra battuta molto prima con lei, con tutte le sue imperfezioni e la sua faccia da criceto imbronciato, che con una pertica altrettanto incazzosa che rasenta la perfezione da sopra.

Daria GavrilovaLa settimana scorsa, poi, mentre seguivo gli Internazionali d’Italia su Supertennis, mi sono imbattuto in una tizia ancora più assurda, tale Darja Gavrilova: allora numero 78 del mondo, russa, bionda, occhi chiari, espressione sprezzante e divertita, completamente sprovvista di tette e alta solo 166 centimetri – la racchetta sembrava quasi troppo grande per lei. Dotata di un’energia esplosiva ed inesauribile, sembra un’adolescente strafatta di cocaina, non si ferma mai, nemmeno nelle pause, correa a balzi per il campo, urla, esulta, sbraita, ride, salta e soprattutto gioca, tira dritto, inarrestabile nella sua voglia di correre, di rimandare di là tutto quello che può, di andare avanti a vedere cosa succede. Contro Ana Ivanovic, ex numero uno del mondo, l’ho vista perdere il primo set sul filo, andare avanti nel secondo per farsi raggiungere in vista del traguardo e nonostante questo dominare il tie-break; andare 4-5 sotto di un break nel terzo, recuperare, farsi servire 3 match point sul 6-5, farseli annullare ed andare imperterrita avanti 6-3 nel tie-break; farsi riprendere di nuovo, andare sul 7-6, buttare anche il settimo match point e infine, dopo una serie di occasioni non sfruttate che avrebbe demolito un’orda di barbari armati fino ai denti, vincere 9-7. E presentarsi il giorno dopo in campo fresca e motivata. La grinta incontenibile, l’energia infinita. Come si fa a non adottarla?

Voglio Halep-Gavrilova in finale al Roland Garros.

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Brutta

08 lunedì Lug 2013

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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BBC, brutta, cialtroni, giornalismo, giornalisti, John Inverdale, Maria Sharapova, Marion Bartoli, politicamente corretto, sessismo, tennis, Wimbledon

Grande sfoggio di indignazione un tanto al chilo per l’uscita, oggettivamente poco simpatica ma non per le ragioni che si sentono in giro, del giornalista BBC John Inverdale, a seguito della vittoria di Marion Bartoli al torneo di Wimbledon. Sostiene Inverdale:

“Mi chiedo se il padre della Bartoli, la persona più importante della sua vita, le abbia mai detto, quando era piccola: non diventerai una bellezza, non sarai mai una Sharapova… Per avere successo non ti resta che diventare la combattente più dura e determinata sul campo”.

Polemiche, sdegno, disprezzo, accuse di sessismo, e alla fine il giornalista è stato costretto a scusarsi. Intendiamoci, la frase poteva risparmiarsela. Ma era davvero necessario tutto questo circo?

Tra l’altro, Inverdale si è scusato con la Bartoli, da lui apostrofata semplicemente come brutta, mentre a quel che leggo la persona più insultata dalla sua dichiarazione è proprio Maria Sharapova – che è una combattente ancora più dura e determinata della francese, visto che, quasi tre anni più giovane, dopo un’operazione alla spalla ha completato, a 25 anni, il career grand slam a colpi di lavoro, aggressività e testa dura, essendo tecnicamente e tatticamente inferiore alle migliori al mondo. Però della Sharapova, siccome è bella, si possono mettere in discussione le doti tecniche, mentali e caratteriali.

Ma poi, andando al sodo: qualcuno si è mai dovuto scusare per aver attirato l’attenzione, prima durante o dopo una partita di calcio del Bayern Monaco o della nazionale francese, sulle cicatrici di Franck Ribery?

Ah, ecco.

Riassumendo: di uno bravo si può dire che è brutto; uno bello e bravo (vedi Rafael Nadal, Cristiano Ronaldo) può sfruttare il corpo a fini commerciali senza svilirsi né essere svilito, una bella e brava no, infatti la Sharapova le pubblicità le fa vestita; è lecito conoscere quello bravo e bello e non sapere che faccia abbia il suo rivale bravo ma brutto (vedi Novak Djokovic, che è stato anche ospite in prima serata da Fiorello); di una bella si può dire che è scarsa anche se è la numero 2 del mondo; è tendenzialmente sessista tifare per una bella perché è bella; di una brava non si può dire che è brutta. Come si chiama tutto questo?

No, non “effetti collaterali dell’uso di allucinogeni”. Si chiama “politicamente corretto”.

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Qualcosa che mi sfugge

02 giovedì Ago 2012

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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belle donne, bellezza, cialtroni, London 2012, Londra 2012, Maria Sharapova, Olimpiadi, pessimo, Sharapova

C’è qualcosa che non capisco. Non capisco questo gran parlare di quale sia l’atleta più bella delle olimpiadi. Servizi fotografici, sondaggi ed emersione di nomi sconosciuti o quasi. Bellissime donne, senza dubbio, ma io non capisco.

Eppure, la cerimonia d’apertura l’abbiamo vista tutti.

Poi, in quanto portabandiera, è risaltata anche meglio.

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Fare il vago? Io?

03 martedì Lug 2012

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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cialtroni, gnocche, Maria Sharapova, tennis, Wimbledon

No, non sto facendo finta di niente: è che sto in lutto per l’eliminazione di Maria Sharapova agli ottavi di finale di Wimbledon. E per le occasioni mancate di ammirarla nel suo look con abitini chiari, in ottemperanza al look richiesto in Inghilterra.

Che dire? Sarà per la prossima, magari già a Flushing Meadows. Nel frattempo, cerchiamo di consolarci…


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Grazie Masha!

22 venerdì Giu 2012

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Essere interisti, Un mondo di cialtroni

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Balotelli, calcio, cialtroni, Essere interisti, giornalismo, Juventus, Maria Sharapova, Mario Balotelli, Milan, Rafael Nadal, Roland Garros, Sara Errani, sport, tennis

Premessa: Mario Balotelli è uno stronzo. D’altra parte, per essere decisivi a 18 anni come lo è stato lui, o sei uno stronzo o c’è qualcosa che non va. Il problema è che, come spesso succede in Italia, dare addosso a uno stronzo anche quando ha ragione non è il modo più intelligente per dimostrare le proprie tesi.

Per tutta la pur breve carriera Balotelli è stato vittima di atteggiamenti razzisti e di provocazioni. Ha sempre reagito a modo suo: ricordo una linguaccia contro la curva della Roma dopo un rigore segnato e un applauso ironico al Bentegodi contro chi lo aveva fischiato per 90 minuti. In entrambi i casi, ovviamente, l’establishment italico, con la memoria corta dopo quello che era successo qualche anno fa in seguito ad un’ignobile sceneggiata di Marc Zoro, ha dato la colpa a Mario: è un provocatore, è colpa del suo atteggiamento. Balotelli si è ritrovato sulla graticola persino dopo lo storico calcio in culo con la rincorsa da parte di un Totti in trance da frustrazione. Nell’occasione addirittura il capitano della Roma lo accusò di aver insultato un’intera popolazione, poi, incapace di formulare un pensiero strutturato di quelle proporzioni, disse che Balo gli aveva dato del nonno finito: sfugge l’insulto al popolo giallorosso (e sorvoliamo sulla versione di Mario).

Balotelli è dunque un personaggio con cui è facile, persino comodo, prendersela.

Come dicevo, però, non è da questo che si vede che è uno stronzo. E nemmeno dal suo sparire dal campo per lunghi tratti di partite: tanti campioni lo fanno e poi le risolvono. Quello che rende evidenti i problemi caratteriali di Balo sono la sua incapacità di gestire nervi e scatti d’umore e la sua perseveranza nell’affidarsi solo all’istinto, che di fatto lo rendono discontinuo, indisciplinato, arrogante ed inaffidabile.

Sara Errani viene invece da una storica finale al Roland Garros partendo da numero 21 del tabellone. Una ragazza di 25 anni piccolina e, nel tennis iper-atletico di oggi, poco potente, con un atteggiamento elegante ed educato. Una con la quale è molto difficile avercela. E tuttavia…

Dopo l’exploit di Parigi, Sara Errani è finita al centro dell’attenzione mediatica, ed è dovuta passare attraverso la selva di interviste di rito. Una di queste ha riguardato il calcio: non si capisce come mai gente che lotta per i traguardi più alti ed importanti delle proprie discipline dovrebbe interessarsi a quello che succede al calcio, ma tant’è. E qui Sara Errani è grossolanamente scivolata, toccando vette di ineleganza ed inopportunità davvero sorprendenti.

Invece di dichiarare il proprio eventuale tifo, al limite le simpatie, o di asserire che del carrozzone che aggiunge alla propria imbarazzante storia uno scandalo all’anno se ne frega, ha preferito togliersi qualche incomprensibile sassolino dalla scarpa: ha detto che odia l’Inter e Mario Balotelli, aggiungendo che ha sempre avuto in simpatia Milan e Juventus. Ora, prescindiamo da considerazioni ovvie sul fatto che un’atleta che sostiene di apprezzare le persone semplici e lo spirito di sacrificio non si capisce come possa guardare con simpatia a club che sono in epoca recente finiti sotto i riflettori per falsi in bilancio, doping, campionati truccati e scommesse, e prescindiamo anche dal fatto che due squadre che si sono divise gli scudetti per oltre un decennio possono suscitare simpatie congiunte – di fatto per via di alleanze basate su comuni metodi mafiosi – solo in Italia (qualcuno si immagina un Rafa Nadal asserire di simpatizzare per Real e Barcellona?); è necessario dichiarare così apertamente, dalla posizione in cui si trovava la Errani, il proprio incomprensibile odio? Ed è necessario sbandierare di detestare il giocatore più attaccato e meno sopportato dall’establishment?

Non ce l’ho con lei solo perché odia l’Inter, anche se piacerebbe sapere da dove le arriva la simpatia per Milan e Juventus, né ovviamente perché odia Mario Balotelli, che, da interista, sta tutto sommato poco simpatico anche a me. Ce l’ho con la Errani perché una dichiarazione del genere la qualifica come untuosa, vile e paracula.

Aggiungo che nella medesima intervista la Errani ha definito Federer un fighetto e Nadal uno che, avendo meno mezzi naturali (ad esempio è notoriamente grosso la metà di Federer, soprattutto per quel che riguarda braccia e spalle), merita più rispetto perché le sue vittorie sono dovute al duro lavoro.

Al Roland Garros ho sostenuto Maria Sharapova per fisica impossibilità di tifarle contro. Oggi ho un’altra ottima ragione per essere contento che abbia demolito Sara Errani in finale.

Grazie Masha!

E per finire, siccome sono un cialtrone…



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La sesta dell’era open

12 martedì Giu 2012

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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Career Grand Slam, Grande Slam, Maria Sharapova, Martina Navratilova, Parigi, Roland Garros, sport, Steffi Graf, tennis, Wimbledon, WTA

Sabato pomeriggio Maria Sharapova è diventata la sesta tennista dell’era open (e la decima in assoluto) a conquistare il cosiddetto Career Grand Slam: i quattro tornei del Grande Slam nel corso dell’intera carriera. Dopo Wimbledon nel 2004, a soli 17 anni, dopo Flushing Meadows nel 2006, dopo l’Australian Open nel 2008, è arrivato l’agognato trionfo al Roland Garros.

Gli aspetti singolari sono dunque due. Il primo è che al momento di completare il Career Grand Slam Masha ha vinto una sola volta tutti e 4 i tornei: la Sharapova non è, né sarà mai, un fenomeno come Steffi Graf – Grande Slam a 19 anni, 22 trionfi in totale – o Martina Navratilova – Career Grand Slam in 5 anni, 18 trionfi in totale di cui 9 a Wimbledon; è una lottatrice, una guerriera, che attacca, attacca e ancora attacca, che devasta tutto quello che si muove col suo strapotere fisico e caratteriale, con le sue urla sempre più forti e con la sua personalità.

Il secondo è che la chiusura del ciclo è avvenuta ben 8 anni dopo la sua apertura. In mezzo, un’operazione alla spalla, una discesa fino alle posizioni di fondo della top 20 e una carriera che si pensava diretta verso la fine. Invece, eccola lì, ancora al vertice, finale in Australia e vittoria a Parigi: una con una forza di carattere mostruosa, altro che la pin-up viziata che molti dipingono. Un Career Grand Slam che discende da abnegazione, personalità, lavoro e capacità di sfruttare le occasioni.

E, in tutto ciò, 8 anni dopo il primo Wimbledon, Masha è anche tornata al numero 1 della classifica WTA. Mica poco, insomma.

Ok: ho spiegato abbastanza? Posso caricare una serie di immagini senza essere considerato un cialtrone troppo pessimo?



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Ogni resistenza è inutile

08 venerdì Giu 2012

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Fingersi esperti di tv, Un mondo di cialtroni

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Boris Becker, cialtroni, Maria Sharapova, Martina Hingis, Rai, Roland Garros, sport, televisione, tennis, tv

Seguo il tennis da quando ero piccolo. All’inizio solo quello maschile, tifando per Boris Becker (e successivamente per Sampras e Federer), poi anche quello femminile. Per questo sono particolarmente contento che la Rai stia trasmettendo il Roland Garros, il che mi consente finalmente di guardare qualche partita.

Mi preme sottolineare che, tra le donne, non ho mai scelto per chi tifare sulla base dell’avvenenza delle giocatrici: ho tifato per Martina Navratilova, Steffi Graf, Martina Hingis e Lindsay Davenport. In particolare ho adorato la Hingis: intelligente e nevrotica. Non ho mai sopportato, ad esempio, la Kournikova: pin-up internazionale ma giocatrice di livello non più che medio. Ma di fronte a Maria Sharapova ogni resistenza è inutile.

Tra l’altro, riesce ad essere più bella quando è in campo,  concentrata, affaticata e stravolta, che nelle occasioni in cui è in tiro. Che donna meravigliosa!


 

Sì, si, lo so: che cialtrone che sono!

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