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~ "Non ci sono tante pietre al mondo!"

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Moderati

28 lunedì Dic 2015

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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Arabia Saudita, Bamako, calcio, chiesa cattolica, CL, Comunione e Liberazione, cristianesimo, Daesh, diritti civili, Europa, fede, fondamentalismo, Germania, Grecia, Inter, ipocrisia, ipocriti, ISIS, islam, islam moderato, Italia, Medici Senza Frontiere, moderati, MSF, NSA, Parigi, Salvini, stadi, Stati Uniti, terrorismo, Turchia, Unione Europea, USA, Vaticano

Trovo sconfortante ed incredibile che mi capiti di leggere persone che, scrivendo a volte con grande intelligenza e profondità di alcuni argomenti, riescano poi a cadere in un deprimente cliché come quello dell’islam moderato dopo i fatti di Parigi – per poi, tra l’altro, chiudersi in un silenzio catatonico quando l’attentato con morti e feriti, tra l’altro in buona parte francesi, viene fatto a Bamako. Fa poi particolarmente cadere le braccia che riflessioni del genere vengano fatte dopo il pasticcio avvenuto nello stadio turco durante il minuto di silenzio pre-partita per ricordare le vittime francesi.

Ora, io, da tedesco, credo nell’esistenza degli immigrati italiani moderati, ma mi chiedo come vogliamo porci nei confronti di quelli che in Germania se ne stanno tra di loro, mangiano in ristoranti italiani, parlano un tedesco da barzelletta e ogni tanto si sparano a vicenda. Da africano, sono convinto dell’esistenza di un’Europa non razzista, ma mi chiedo come vogliamo porci nei confronti dei versi da scimmia che si sentono tutte le settimane negli stadi verso giocatori neri come Eto’o, Balotelli e Kondogbia. Da non appassionato, immagino esistano tifosi di calcio moderati, ma mi chiedo come vogliamo porci di fronte ai simboli fascisti esibiti allo stadio tutte le domeniche senza che nessuno protesti o si ribelli. Da omosessuale, ritengo che ci siano tantissimi cattolici moderati, ma mi chiedo come vogliamo porci nei confronti di un papa che costringe la Francia a ritirare l’ambasciatore presso la Santa Sede perché gay, e di un governo appoggiato da Comunione e Liberazione che mi impedisce di godere di una serie di diritti civili. Da iracheno, so che esistono degli Stati Uniti moderati, ma mi chiedo come vogliamo porci nei confronti di un paese che bombarda gli ospedali di Medici Senza Frontiere dove vengono curati miei compatrioti ed appoggia l’Arabia Saudita che sostiene il Daesh e bombarda lo Yemen. Da greco, credo che esistano cittadini dell’area Euro moderati, ma mi chiedo come vogliamo porci nei confronti di manifestazioni di piazza che chiedono ai miei concittadini i soldi regalati alle banche, preferendo vedere un intero popolo morire di fame piuttosto che prescindere da alcuni dogmi. Da profugo, so che esistono italiani moderati, ma mi chiedo come vogliamo porci nei confronti di milioni di cittadini che vogliono chiudere le frontiere e rispedire me e la mia famiglia da chi cerca di ucciderci per puro fanatismo.

La realtà è che non esiste nessun Islam moderato, e anche solo pensare un concetto del genere sottintende un processo mentale fondamentalmente razzista. Parlando in senso stretto, non esiste nemmeno un Islam. Quello che esiste è un miliardo e mezzo di persone che ha una fede, discutibile quanto si vuole, come sono discutibili tutte le fedi, quella in Gesù Cristo come quelle nel comunismo o nel liberismo. E, finché si tratta di fede, non accompagnata da un approccio critico, può essere cieca e pericolosa, soprattutto insieme ad emarginazione e manipolazione, a maggior ragione se i manipolatori più radicali ed aggressivi hanno soldi, influenza e potere decisionale – e vale per chi arma il Daesh esattamente come per la Commissione Europea, il Vaticano e la NSA.

Dopotutto, viviamo in un paese in cui non ci sono diritti per le coppie omosessuali, non c’è una regolamentazione sul fine vita, le disuguaglianze crescono con l’economia ferma a causa di una crisi di domanda che non si vuole nemmeno iniziare a discutere e gli utenti di Internet sono intercettati e schedati senza sosta da una potenza estera che punta anche ad imporre ulteriori deregolamentazioni che favoriranno le sue lobby tramite accordi segreti e tenta di arrestare quello che lavora per renderli pubblici. Il tutto mentre detta potenza straniera, gli Stati Uniti, bombarda gli ospedali per 45 minuti e poi sostiene senza pudore si sia trattato di un errore ed appoggia politicamente e finanziariamente paesi che per ragioni interne sostengono il Daesh mentre fanno finta di combatterlo. Però ci chiediamo se esiste un Islam moderato.

Vedi alla voce ipocrisia.

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Accedere a Yahoo mail da Saint-Lazare

24 martedì Mar 2015

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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anonimato, bulimia, cialtroni, datagate, dati personali, email, Google, internet, NSA, posta elettronica, privacy, privacy on line, privacy su internet, rete Tor, ricatto, Tor, Tor browser, Yahoo, Yahoo mail

Da qualche mese uso Tor. Tor, per chi non lo sapesse, è un browser che sfrutta una rete di nodi sparsi per il mondo, gentilmente messi a disposizione da parte di volenterosi gestori che lo mantengono di fatto in vita, per consentire agli utenti di navigare su internet mascherando l’indirizzo IP originario. In pratica, quando si avvia Tor Browser, che sostanzialmente è basato su Firefox, questo si connette alla rete Tor, si fa assegnare un indirizzo IP e lo utilizza come base di partenza per la navigazione. Tutte le richieste di connessione a qualunque sito arriveranno da quell’indirizzo IP, rendendo impossibile la localizzazione geografica dell’utente. Siccome poi gli indirizzi IP sono pubblici ed utilizzati da un certo numero di utenti in contemporanea, diventa difficile anche l’associazione tra computer e pagine visitate.

Il contraltare è che diversi siti ricevono in brevissimo tempo svariate richieste di connessione o interrogazioni del data base interno dal medesimo indirizzo, interpretano questo fatto come un tentativo di connessione da parte di una macchina e chiedono all’utente di confermare di essere un uomo, solitamente utilizzando un captcha o qualcosa di molto simile. Non mi è chiaro quanto questa sia una procedura automatica per le richieste multiple dalla medesima fonte e quanto invece sia un tentativo di scoraggiare l’uso di Tor rendendo difficile la navigazione che si origina dai nodi identificati come appartenenti alla rete, sta di fatto che fare una ricerca su Google da Tor è praticamente impossibile, mentre utilizzare servizi che richiedono identificazione no.

Da quando utilizzo Tor c’è un sito in particolare che ha dato fuori di matto. Si tratta di Yahoo.

Ha cominciato da subito: il mio primo tentativo di accedere alla mia casella di posta dalla rete Tor ha prodotto come reazione una richiesta di conferma della mia identità mediante invio di codice di sicurezza all’indirizzo email di recupero. Si noti che questo non mi è mai successo quando ho controllato la posta su Yahoo da casa di amici, anche fuori Roma, utilizzando il traffico dati di Wind in giro per l’Italia – Milano, Perugia, Bologna, Polignano A Mare, Lucca – o magari da qualche rete wireless pubblica in giro per l’Europa – Arles, Siviglia, Parigi. Quindi, secondo Yahoo, se qualcuno tenta l’accesso con le mie credenziali da un bar nella zona di Saint-Lazare non c’è nessun problema, mentre se qualcuno ci prova da un nodo francese della rete Tor non va bene e bisogna verificare.

Recentemente, poi, c’è stata un’escalation: nelle ultime due settimane Yahoo non solo ha intensificato le verifiche, chiedendomi di provare la mia identità praticamente tutte le volte che accedo da Tor, ma mi ha imposto – non suggerito, imposto – di cambiare la password tre volte. Nel momento in cui la richiesta viene fatta dopo che io ho effettuato l’accesso utilizzando la mia password corrente direttamente sul sito di Yahoo, senza che si passi per altri canali, e che dunque, se il problema fosse veramente che qualcuno mi ha rubato le credenziali, questi potrebbe cambiare la password e subito dopo l’indirizzo email di recupero e chiudermi fuori definitivamente, tutto ciò non ha nulla a che vedere con nessuna procedura di sicurezza. Si tratta semplicemente di un metodo per farmi capire che se continuo ad utilizzare Yahoo da Tor, Yahoo farà quanto in suo potere per rendermi la vita difficile. A casa mia si chiama ricatto.

Ora, stante la situazione e considerato che persino il sito bulimico di informazioni personali per eccellenza (Google) mi permette di usare Tor, che non mi è riuscito di entrare in contatto con qualcuno di Yahoo per spiegare la situazione e chiedere una soluzione al problema e che qualunque procedura automatica di assistenza richiedeva l’immissione di un numero di telefono, ci rinuncio. Yahoo, che, ricordiamo, è stata costretta – come tanti altri, ma tanti altri non fanno il possibile per impedirmi di proteggere la mia privacy – a fornire le informazioni personali dei suoi utenti alla NSA, continuerà a rastrellare dati senza poter contare sui miei.

Addio, teste di cazzo.

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Bulimia

24 venerdì Ott 2014

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Amazon, analisi dei dati, big data, cialtroni, cloud, cloud computing, controllo, data analysis, data analytics, data science, datagate, dati personali, Edward Snowden, Facebook, Google, grande fratello, NSA, orrore, privacy, Snowden, Statistica, voglio scendere

I big data sono scientificamente una stronzata; al momento dal punto di vista analitico sono il nulla cosmico e non rispondono a nessuna esigenza diversa dalla smania di raccogliere, immagazzinare e catalogare il maggior numero di informazioni possibili.

In realtà i big data non è nemmeno chiaro cosa siano. Non esiste una definizione formale, esiste soltanto la possibilità tecnica, grazie allo sviluppo tecnologico, di immagazzinare tutte le informazioni che transitano in tempo reale attraverso internet in tutte le sue forme, quindi ciò che gli utenti cercano, il loro traffico, le pagine che visitano, i contatti che stringono, le persone con cui scambiano informazioni, ciò che scaricano, ciò che usano sui loro dispositivi perennemente connessi e via dicendo. Ogni operatore raccoglie e conserva tutto quello che trova a sua portata, che ne sia intitolato o meno, che abbia la licenza a farlo o meno, perché tanto tecnicamente costa poco ed è difficilissimo andare a contestare la legittimità del possesso di un dato perché la legge viene facilmente elusa dal posizionare server e sedi legali in giro per il mondo e dal fatto che il dato contestato dovrebbe prima di tutto essere trovato.

Big data significa, allo stato attuale, dati che non è possibile immagazzinare o processare con un solo dispositivo. Dal punto di vista teorico si potrebbe, anche se dubito che chi li tratta e finge di utilizzarli abbia una conoscenza così raffinata delle procedure statistiche, sostenere che uno scopo base sia quello di disporre di una lista esaustiva degli utenti, in modo da poter da un lato prescindere dalle procedure di campionamento e di estensione induttiva che generano incertezza e lavorare esclusivamente sui censimenti, dall’altro, nel caso in cui si debba procedere ad analisi campionarie, poter selezionare un campione con rigorose basi probabilistiche, e dunque estremamente informativo.

In realtà chi fa big data analysis, chi la fa veramente, ossia chi dispone di una potenza analitica mostruosa come Google, Amazon, Facebook e via dicendo, non fa niente di tutto ciò. L’analisi dei big data, di quelli veri, non ha come scopo la sintesi, ma la profilazione dell’utente, la personalizzazione del servizio e la vendita di dati personali con fini di lucro o di controllo. Per il resto del mondo, si tratta principalmente di combattere con un data base caotico e problematico che si aggiorna più rapidamente di quanto procedure analitiche serie permettano di fornire risultati e dunque consente solamente calcoli basilari che saprebbe impostare chiunque abbia fatto un corso di statistica, il cui vero problema è l’implementazione informatica – poi sie l’immagazzinamento avviene sui server ad esempio di Google, che permette l’esecuzione di query in linguaggio naturale, non serve nemmeno scrivere cinque righe di codice per il calcolo di un coefficiente di correlazione. Tutto ciò permette di giungere a risultati molto meno strutturati rispetto a quelli che si otterrebbero con un campione decente, e basati su analisi molto meno complesse, perché a quelle dimensioni deve fare tutto il computer in quanto sarebbe impensabile sottomettere ad un analista vero un output complesso ed attendersi una lettura sensata – non a caso gli algoritmi si chiamano di machine learning.

Il bello è che chi richiede big data analysis poi pretende che i risultati si focalizzino sulla significatività statistica (il p-value, l’unica cosa che conta, dell’effetto netto non frega più niente a nessuno da anni), che notoriamente è collegata alle procedure di campionamento probabilistico, non ai censimenti, il che conferma che chi si occupa di certe cose non ha la più pallida idea di quello che vuole, dice e scrive.

Il tutto mentre i fornitori dei servizi di cloud (ricordiamo che, come dice Paolo Attivissimo, un’efficace traduzione di cloud è “computer di qualcun altro”) per l’immagazzinamento e la fase analitica, e con essi il governo americano che ci ha da tempo fatto accordi vantaggiosi, gongolano perché raccolgono sempre più informazioni e metadati, che dal loro punto di vista, dal punto di vista di chi intende solo profilare, sono utilizzabili e spendibili.

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L’uomo col binocolo

21 giovedì Ago 2014

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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11 settembre, Afghanistan, America, Assad, attentati, Cecilia Strada, cialtroni, Curdi, governo, guerra, ingerenza, Iraq, ISIS, jihad, Little Big Horn, Medio Oriente, NSA, Obama, Putin, Saddam Hussein, Sciiti, Siria, Stati Uniti, Sunniti, terrorismo, terroristi, Turchia, USA, Vietnam

Fatemi capire meglio questa storia: la Turchia fa parte della NATO, dunque è uno stretto alleato degli Stati Uniti, e ha trucidato per anni i Curdi nel Caucaso; in Iraq gli americani oggi stanno coi Curdi, che vengono trucidati dai Sunniti dell’ISIS, e vogliono armarli; In Siria stanno dalla parte dei sunniti dell’ISIS che combattono il governo di Assad, o almeno 4 anni fa rifiutarono una proposta di Damasco di combattere insieme i ribelli, poi pare che li abbiano anche armati – infatti i Curdi in Iraq denunciano che loro sono equipaggiati con armi rubate dagli arsenali di Saddam mentre le milizie dell’ISIS hanno armi americane di ultima generazione. Faccio presente che l’Iraq confina sia con la Siria che con la Turchia, ed è davvero impensabile che in centinaia di chilometri di frontiera su territorio desertico o montagnoso i combattenti delle milizie passino con armi al seguito da un Paese all’altro con scarse possibilità di controllo.

Poi ci chiediamo come mai nella zona non fanno altro che spararsi. Tanto per cominciare, come fa giustamente notare Cecilia Strada, la politica di schierarsi col meno peggio sembra a dir poco scarsamente lungimirante, visto che è stato a forza di armare il meno peggio che l’Occidente ha favorito l’ascesa dei Talebani. In Iraq nel 2003 si è fatta una guerra per eliminare Saddam Hussein, che era stato sostenuto da America ed Europa contro gli ayatollah sciiti iraniani negli anni Ottanta, era laico (in Iraq c’era libertà di culto) ed era filo-sunnita, per poi mettere su una forma di governo salomonica che non sta bene a nessuno, infatti a Baghdad oggi c’è l’esercito per strada; adesso si armano i Curdi contro le milizie jihadiste sunnite, che vengono contemporaneamente non osteggiate in uno stato confinante; tra 5 anni bisognerà armare gli Sciiti perché in tutto questo viavai di armamenti tecnologici rimarranno senza e verranno presto massacrati; tra 10 bisognerà poi armare i Sunniti anche in Iraq (e nel frattempo chissà quale sarà la situazione a Damasco) perché gli Sciiti li staranno distruggendo.

Ora, al di là del fatto che gli Stati Uniti e diversi altri paesi occidentali tra cui l’Italia hanno bisogno di sfoghi per la loro ingente produzione di armi, la teoria più plausibile è quella che la terza guerra mondiale sia già in atto, però a puntate, e non si capisce chi stia con chi o contro chi, tranne Putin, che è dipinto come il cattivo di una pessima, scontata e monotona sceneggiatura di genere, e l’Europa, che obbedisce all’amministrazione statunitense qualunque cosa dica o faccia, anche se si tratta di causare danni enormi alla propria economia, come ad esempio nella faccenda delle sanzioni alla Russia dopo che Obama ha sognato il presidente russo con la mise di Darth Vader a seguito di una cena a base di peperonata.

Non è chiarissimo come gli Stati Uniti pensino di vincerla, questa terza guerra mondiale, visto che quando va bene (a loro) lasciano il Paese in cui hanno ficcato il naso in una situazione peggiore di quella in cui lo avevano trovato, quando va male fanno figuracce al cui confronto la prestazione del Brasile contro la Germania nella semifinale dei mondiali è stata un capolavoro tattico e caratteriale. Ma ho un sospetto, anzi due: il primo è che a loro stia bene che la guerra non finisca, perché finché i vari gruppi si scannano sul proprio territorio ritengono (a ragione o torto, è tutto da vedere) di essere al sicuro – in senso relativo, visto che sono morti più cittadini americani in Iraq ed Afghanistan che l’11 settembre 2001 – e che se la guerra non finisce mai avranno la possibilità di continuare a vendere armi sempre più potenti; il secondo è che loro ritengano di avere un grossissimo vantaggio competitivo grazie ai big data raccolti dalla NSA ed alle loro capacità di analizzarli, fin quando non finiranno come al solito – l’altro ieri coi cannoni, i telegrafi ed i fucili e presi a calci in culo a Little Big Horn da gente con archi e frecce (cit.), ieri con la tecnologia per schermare i radar e rispediti al mittente da guerriglieri che disseminavano la giungla vietnamita di osservatori dotati di binocolo e radio, domani col cloud ed i dati di Google e Facebook ed incapaci di trovare chi si sposta per le montagne e comunica mediante piccioni viaggiatori e pizzini.

Spero tanto di sbagliarmi.

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Alla rovescia

06 domenica Lug 2014

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Farneticare di politica ed economia, Un mondo di cialtroni

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America, Assange, controllo, Ecuador, Edward Snowden, FreeAssangeNow, Julian Assange, NSA, Orwell, politica, politica estera, privacy, relazioni internazionali, ridicolo, schifo, Snowden, spie, spionaggio, Stati Uniti, TISA, USA, WikiLeaks

Julian AssangeAiutatemi a capire meglio questa storia.

Secondo la trasmissione televisiva, legata al servizio pubblico radiotelevisivo tedesco, Panorama, che cita fonti interne alla NSA (ma non Edward Snowden, il che suggerisce che i primi ad essere imbarazzati da quello che fa la NSA siano i dipendenti della NSA), io sarei considerato dal governo americano un potenziale estremista, eversore o terrorista semplicemente se mi informo su Linux utilizzando il forum LinuxJournal.com, anche solo se cerco informazioni sui sistemi di navigazione anonima come Tor (peraltro cofinanziato dagli USA) e sugli strumenti disponibili per la protezione della mia privacy on line. Come tale, sarei degno di attenzioni da parte dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, quale che sia la mia cittadinanza, nazionalità e posizione nel globo. Praticamente, chiunque al mondo non sia proprio entusiasta di utilizzare i prodotti dei colossi dell’informatica Apple e Microsoft col loro atteggiamento chiuso, arrogante e tendente alla schiavitù dell’utente, e non faccia salti di gioia all’idea di essere sempre tracciato e al pensiero che tutta la sua attività su internet possa essere schedata ed archiviata assieme a nome, posizione ed informazioni di contatto, è un potenziale pericolo per gli Stati Uniti d’America, e di conseguenza deve essere tenuto sotto controllo, dovunque si trovi e quale che sia lo Stato sotto le cui leggi egli ricade. Un controllo che non è mai stato in alcun modo argomento di trattative od accordi multilaterali pubblici, un controllo pertanto segreto e, nella maggior parte delle Nazioni del mondo, invasivo ed illegale.

Nel frattempo, un privato cittadino australiano durante una permanenza in Europa è stato oggetto di mandato di cattura internazionale per un comportamento non meglio precisato nella sfera sessuale (pare abbia fatto sesso non protetto e si sia poi rifiutato di sottoporsi a test per malattie sessualmente trasmissibili, ma stando alle dichiarazioni delle presunte accusatrici è tutto molto vago), senza mai esser stato formalmente messo in stato d’accusa, è da due anni rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra con la polizia, pagata dai contribuenti del Regno Unito per un totale ad oggi di oltre 6,7 milioni di Sterline, che piantona costantemente l’edificio, mentre la magistratura svedese si è rifiutata di andarlo ad interrogare in loco. Detto privato cittadino dall’Ecuador ha oltretutto ricevuto asilo politico, ma il governo britannico, in spregio a non so quante convenzioni internazionali, rifiuta di lasciargli raggiungere la sua patria adottiva. L’asilo politico è stato concesso in ragione del fatto che tale privato cittadino ha pubblicato su internet una certa quantità di segreti imbarazzante dell’amministrazione statunitense – ivi comprese macchinazioni per far cadere governi democraticamente eletti in paesi suppostamente alleati degli Stati Uniti, nefandezze agghiaccianti durante le operazioni belliche, trattative segrete per spogliare cittadini delle principali potenze economiche del libero accesso al maggior numero possibile di diritti e di servizi essenziali e così via – ed è pertanto formalmente richiesto dagli Stati Uniti presso più di un paese estero affinché si possa celebrare contro di lui un processo per spionaggio.

Seriamente, non ho capito molto bene. O almeno spero, perché se ho capito bene siamo al punto che Orwell era un dilettante: quindi sarebbe Julian Assange quello che ha fatto spionaggio? Sarebbe Julian Assange il pericolo per l’umanità? Sarebbe Julian Assange (assieme ad Edward Snowden) quello che mina la credibilità delle istituzioni americane? Sarebbe Julian Assange (assieme ad Edward Snowden) quello che calpesta trattati internazionali che ha sottoscritto, che raccoglie dati come un bulimico con fini di controllo e manipolazione dell’informazione e ricatto in politica estera, che fa guerre per favorire le lobby, che comanda un esercito che se ne infischia di qualunque regola di ingaggio, che finanzia ed addestra gruppi terroristici in territori stranieri salvo poi combatterli quando se li ritrova contro e che governa un Paese in cui vengono tagliati servizi essenziali come l’acqua? Mentre Barack Obama è il premio Nobel per la pace, giusto?

Vado a vomitare.

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Mentre fuori c’è la morte

11 mercoledì Giu 2014

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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calcio, crisi, cronaca, economia, FMI, giornali, giornalisti, guerra, indignazione, Italia, Mondiali, NSA, Obama, povertà, Putin, stampa, Ucraina

Domani iniziano i Mondiali di calcio e la stampa italiana dà l’ennesima prova di delirium tremens ciarlando di gossip e wags, riportando improbabili climi idilliaci di uno spogliatoio in cui tutti si amano, intervistando i campioni di otto anni fa e dando voce a uno come Marco Tardelli, che non ha di meglio da fare che mettere in guardia Balotelli contro gli inglesi che lo provocheranno, come se prima di approdare al Milan non fosse lui quello che secondo tutta la stampa provocava, e come se non avesse giocato due anni e mezzo nel campionato inglese, oltretutto vincendolo. Ma soprattutto, si trova improvvisamente a fare da paladina degli ultimi denunciando il lusso e gli sprechi dell’organizzazione dell’evento a fronte di un paese con una fortissima polarizzazione del reddito, che non vive certo una fase di boom economico ed è pieno di poveri ed indigenti – che non passano comunque le giornate a giocare a pallone in spiaggia o in qualunque posto trovino, fa piacere che qualcuno si sia accorto che lo stereotipo non è molto aggiornato.

Ora, a parte il fatto che questo era successo in modo altrettanto vistoso se non peggio quattro anni fa in Sudafrica, la sensazione è che il calcio faccia notizia. Si può parlare di un fenomeno, la povertà diffusa mentre la prima classe banchetta, solo quando un business come quello calcistico, vissuto dai benpensanti come superfluo, oltre che sporco e immorale, quando non direttamente come l’oppio dei popoli, ci si scontra, avvelenando la vita a chi magari fa molto più di un giornalista indignato un tanto al chilo per due mesi ogni 4 anni (anche semplicemente teorizzare modelli economici diversi e più equi da dentro un’università, o inventarsi scappatoie per eludere il vincolo del 3% di deficit di bilancio e investire nella crescita del paese da dentro un ministero) e sabato sera vorrebbe semplicemente godersi Italia-Inghilterra. Ho capito, c’è la crisi, non c’è una lira, tutti dobbiamo morire: posso passare una serata a divertirmi? O è immorale?

Non che il Brasile non abbia problemi, ma allora mi chiedo perché i media non diano risalto continuo alle favelas, o magari ai casini che sono successi, e continuano a succedere, in Grecia e Spagna, e parlo di manifestazioni praticamente quotidiane ed a volte piuttosto turbolente, nelle piazze simbolo di Atene e Madrid. Oppure come mai si stia deliberatamente e vergognosamente ignorando quello che succede in Ucraina, dove c’è una guerra civile in carne ed ossa, dove il governo nazionale sgancia bombe a grappolo sulla popolazione, dove sono in atto evacuazioni da alcune città, dove il Fondo Monetario Internazionale propone prestiti per finanziare la ripartenza economica, purché Kiev riesca a soggiogare l’est filorusso del paese, ponendo una serie di condizioni allucinanti per la restituzione, tra cui, leggo in giro, studenti che devono pagarsi da soli il pranzo nelle scuole pubbliche e pazienti che devono pagare i primi tre giorni di degenza ospedaliera nelle strutture dello stato.

E non parliamo poi di quello che filtra. Notizie per lo più manipolate per dare ragione alla posizione di comodo, di fatto quella decisa dagli americani, che pur di andare contro Putin appoggiano, politicamente, militarmente e finanziariamente, un regime che si fa vanto del sostegno di account Twitter dal nome di Mein Kampf, che bombarda la popolazione, che, dopo averlo fatto e con le immagini del bombardamento che girano su youtube, afferma ufficialmente che l’esplosione è stata causata da un condizionatore in un palazzo. Articoli sdegnati contro l’ingerenza russa nelle questioni interne di un paese estero, da parte di personaggi che invece giustificano e approvano le missioni americane (con l’appoggio italiano) in Afghanistan, Iraq, Libia e via dicendo, per non parlare del fatto che se il presidente russo dice che gli ucraini devono darsi una calmata invece di mobilitare l’esercito per abbattere “ribelli” filorussi è ingerenza, se Obama dice a Putin che deve farsi i cazzi suoi, parla col governo ucraino e ricatta mezza NATO per farsi dare sostegno – il tutto senza nemmeno citare i casini della NSA – no.

Ma certa gente poi riesce a dormire la notte?

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