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Il 10,5% dell’elettorato francese

08 lunedì Mag 2017

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Farneticare di politica ed economia

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Dunque, la Francia ha scampato il pericolo Le Pen e si è gettata nel pericolo Macron. I francesi, tra un fascismo palese e un subdolo protofascismo economico, hanno scelto di evitare di eleggere una tizia che avrebbe voluto chiudere le frontiere e discriminare le persone sulla base della loro provenienza etnica da stamattina. Hanno preferito affidarsi ad uno che, se verrà lasciato lavorare come vuole, creerà le condizioni per avere una Le Pen ancora più potente alle prossime elezioni. Tra l’erosione immediata dei diritti civili ed il proposito di erosione progressiva dei diritti sociali, hanno scelto quest’ultima, in buona parte pensando di provare a combatterla, ed a fare in modo che il suo proponente non abbia mano libera.

Stamattina, ma in realtà già da ieri sera, è tutto un fiorire di dichiarazioni festanti su una Francia che ha scelto l’Europa, il mercato, l’antifascismo (sempre fingendo di ignorare il pensiero fascistoide dell’economia e della finanza internazionale) contro la paura, l’isolazionismo ed il razzismo. Gioverebbe ricordare che si è trattato di un ballottaggio, non di una votazione aperta, e che tra due estremi uno avrebbe comunque dovuto vincere. Peraltro, vista la mobilitazione a favore del meno pericoloso dei due candidati, almeno nel breve periodo, era del tutto prevedibile che avrebbe vinto Macron. Quello che d’ora in avanti bisognerà ricordargli tutti i giorni, e ricordarlo anche a noi stessi, è che non ha vinto con le sue forze, che non è maggioranza nel paese e che come tale non può godere di libertà assoluta nel portare avanti il suo programma solo perché ha impedito ad una persona dichiaratamente fascista di andare all’Eliseo.

Ecco, già che ci siamo, facciamo due conti in tasca ai francesi ed al nuovo Presidente della Repubblica.

Al ballottaggio ha votato il 74,6% degli aventi diritto: il dato più basso dal 1969, il che dovrebbe già di per sé dare un’idea di quanto poco i candidati siano stati in grado di coinvolgere chi non era già con loro – e ricordiamo che uno dei due era considerato un pericolo da buona parte delle altre forze politiche e della società civile. Dei votanti, l’11,5% ha consegnato scheda nulla o bianca; dei voti validi, il 66,1% è andato a Macron, il 33,9% alla Le Pen. Quindi, la classifica finale, considerata anche l’astensione, vede Macron in testa con il 43,64% dell’elettorato, seguito dall’astensione, con il 33,98%, ed infine la Le Pen, con il 22,38%. Con buona pace di chi sostiene che i non schierati siano irrilevanti.

Secondo un sondaggio riportato dai media francesi, inoltre, il 43% di chi ha votato Macron lo ha fatto per impedire la vittoria della Le Pen, il 33% per un’idea di rinnovamento e solo il 24% perché convinto dalla sua persona o dal suo programma. Quindi, se chi ha votato perché l’alternativa a Macron era impresentabile non si fosse a sua volta recato alle urne (il 18,8% dell’elettorato), i risultati avrebbero visto l’astensione in testa col 52,7% dell’elettorato, seguito da Macron (24,9%) e dalla Le Pen (22,4%); in termini di voti validi, Macron avrebbe vinto col 52,6%: uno scarto davvero misero.

Parlando delle persone convinte di quello che Macron vuole fare o di ciò che rappresenta, si tratta del 24% dei voti ottenuti dal nuovo Presidente della Repubblica francese, quindi del 10,5% dell’elettorato: Macron, davvero, piace a circa un elettore francese su 10 – molto verosimilmente meno di quelli a cui piace in quanto tale la Le Pen.

Conclusione: Macron ha vinto grazie al fallimento dei partiti tradizionali (un Fillon impresentabile, i cosiddetti socialisti molto poco di sinistra con Hollande, con un Melenchon non convincente ed incapaci di trovare un accordo con la sinistra più radicale), che ha portato ad una generica richiesta di rinnovamento, ed all’essere andato al ballottaggio con l’avversario più temuto dai francesi. Ne tenesse conto lui, quando cercherà di attuare il suo programma, e ne tenessero conto gli analisti politici ed economici, quando diranno che ha comunque salvato la Francia dalla presidenza Le Pen. Non è così: a salvare la Francia sono stati i francesi, non certo uno che ha convinto il 10% dell’elettorato.

È questo, forse, l’unico dato confortante di oggi.

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25 martedì Nov 2014

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Farneticare di politica ed economia

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'enzi, cialtroni, Civati, democrazia, elezioni, Emilia-Romagna, M5S, partecipazione, Partito Comunista, Partito Democratico, PC, PD, percentuali, politica, regionali, Renzi, Renziscappa, Sinistra, Vendola, vincere, voti, voto, Wu Ming

Il Emilia-Romagna, feudo storico della sinistra in Italia, ci sono state le elezioni regionali. Ha votato poco meno del 38% degli aventi diritto. In Emilia-Romagna, patria un tempo del Partito Comunista, della partecipazione popolare alla politica nazionale, oltre sei cittadini dai 18 anni in su hanno deciso di stare a casa e non andare al seggio per esprimere una preferenza tra le varie proposte dei maggiori partiti nazionali. Oltre 6 elettori su 10 non sono riusciti a trovare un partito, una lista, un nome a cui ritenessero di voler affidare il futuro della regione in cui vivono.

Tutti i movimenti politici hanno perso voti rispetto alle precedenti consultazioni. Tutti hanno intercettato un numero di preferenze inferiore rispetto al passato recente. Nessuno ha guadagnato voti, si sono inabissati tutti. Poi, siccome le percentuali si calcolano sulla base dei voti espressi e devono, ovviamente, sommare a 100, c’è qualcuno che ha vinto, che ha, in senso relativo, guadagnato. In particolare ha vinto il PD, e Renzi (o ‘enzi, come lo chiamano i Wu Ming), nel suo elevatissimo concetto di democrazia e di partecipazione, esulta per un risultato determinato da una partecipazione ridicola, grottesca e gravissima. Un’esultanza che descrive il presidente del consiglio molto meglio di tanti discorsi sulla sua politica: un bulletto con forti pulsioni assolutiste che della popolazione se ne frega, anzi, la considera un potenziale ostacolo alla sua carriera.

In Emilia-Romagna il PD ha vinto con il 44,52% delle preferenze espresse. L’affluenza è stata del 37,7%, ma il 3,78% delle schede sono risultate nulle o bianche, quindi la percentuale di voti validi effettivamente espressi sul totale degli elettori è stata il 36,27%. In altre parole, il PD ha vinto le regionali incassando il voto dal 16,15% degli aventi diritto.

Queste sono le effettive dimensioni di consenso che un qualunque movimento politico alternativo deve raggiungere per prendere e rimuovere il PD e tutti i suoi sodali dalle stanze dei bottoni. Per vincere le elezioni contro Renzi, ad oggi, supponendo che Renzi non continui a suicidarsi con un atteggiamento arrogante e monomaniaco che gli sta alienando parecchie simpatie, basta riuscire ad incuriosire in maniera seria poco più del 25% dei delusi e dei rassegnati. Questo, includendo un numero endemico di schede nulle, porterebbe la percentuale dei votanti poco oltre il 52% – una percentuale che un paio di anni fa non era paventata nemmeno dagli analisti più pessimisti. Se si contano anche una discreta parte dei voti che al momento confluiscono su Vendola e su Civati, oltre ad una magari esigua percentuale di chi vota M5S, oggi, per liberarsi di Renzi e del suo PD autoreferenziale, maldestramente destrorso, dilettantesco e indisponibile al dialogo con chiunque, basta recuperare la motivazione di poco più di un deluso su 5 e rimanere attorno se non sotto il tasso di partecipazione del 50%.

Trent’anni fa un partito come il PC, che si basava sulla passione, sul radicamento nel territorio e sulla partecipazione popolare, si sarebbe baciato i gomiti per avere a disposizione un’occasione del genere. C’è qualcuno che vuole tentare la sorte nel 2014?

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