• About

In Bocca Al Lupo Express

~ "Non ci sono tante pietre al mondo!"

In Bocca Al Lupo Express

Archivi tag: politicamente corretto

Il meme di Willy Wonka, la pornostar e l’aggressione a Mike Tyson

18 domenica Set 2016

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

≈ Lascia un commento

Tag

Belen Rodriguez, cialtroni, Frankenstein jr, Gene Wilder, individuo, internet, ipocrisia, Keep calm, meme, Mike Tyson, Orwell, Pamela Anderson, Paris Hilton, politcally correct, politicamente corretto, porno, pornostar, privacy, privacy on line, responsabilità, social media, suicidio, Tiziana Cantone, tragedia, Willy Wonka

Sono già intervenuto qualche giorno fa sulla faccenda della tragica morte di Tiziana Cantone, cercando di porre al centro della questione argomenti apparentemente dimenticati come la responsabilità individuale e l’ignoranza digitale di persone che non hanno la minima idea né di quali conseguenze hanno le loro azioni, né del fatto che di queste in teoria bisogna rispondere, se non proprio in sede penale almeno con la propria coscienza e la propria vita. Vedo che l’escalation di j’accuse nei confronti della rete, di chiunque abbia contribuito alla depressione di Tiziana Cantone anche solo con una risata, continua, ragione per la quale mi pare il caso di ricordare alcune cose.

La maggior parte dei fruitori del video incriminato lo ha ricevuto ed al più condiviso, come si fa con una quantità innumerevole di stimoli, digitali e non, nel corso di una giornata. Ne ha riso, come si ride di un’immagine divertente o di un’esternazione di Salvini e Di Maio. Quasi nessuno è andato a cercarlo e quasi nessuno si è preoccupato di andare a cercare la fonte, come non si cerca la fonte dei meme con il Keep Calm o la faccia di Willy Wonka che ironizza sulle notizie del giorno.

A tutta questa schiera di benpensanti e schiavi del politicamente corretto solo quando ci scappa il morto vorrei chiedere: qualcuno di voi ha mai verificato le attuali condizioni di salute delle attrici porno i cui video in passato avete scaricato da internet e con cui vi siete divertiti? Avete mai verificato se qualcuna di queste è finita in overdose o ha contratto qualche malattia venerea? Avete controllato che nessuna di esse soffrisse di depressione o fosse vittima di slut shaming? Lo sapete che fino a qualche anno fa l’aspettativa di vita di una pornostar non arrivava ai 50 anni? Avete mai difeso apertamente le starlette che fingono di farsi rubare video hard per farsi pubblicità? Avete mai risposto male a chi faceva slut shaming su Paris Hilton, Pamela Anderson e Belén Rodriguez?

Chiunque risponda di no a queste domande (e ne no un’altra: visto che l’interprete di Willy Wonka, Gene Wilder, è morto da qualche settimana, qualcuno ha pensato di richiedere, per sensibilità verso i suoi cari, la rimozione istantanea di tutte le immagini scherzose che usano la sua faccia?) può gentilmente accomodarsi nel girone degli ipocriti e farla finita.

Questo modo di pensare, di vittimizzare tutto e tutti, di pensare sempre che ci sia un colpevole, che ci sia della malizia dietro a qualunque cosa, ha come ideale una società asettica ed ovattata ai limiti dell’orwelliano. Qualsiasi argomento può essere un tasto dolente per qualcuno: la conseguenza è che non si dovrebbe più nemmeno fare una battuta per strada, perché un passante potrebbe prenderla come un’offesa personale e soffrirne. Cerchiamo di non far ridere i polli.

Per quello che riguarda il comportamento di Tiziana Cantone, e di tante altre persone come lei che condividono on line le proprie esperienze private e poi rimangono scottate dal fatto che diventano di dominio pubblico, con tutte le conseguenze del caso, utilizzo un’elegante metafora.

Se io cerco di aggredire Mike Tyson, lui non può reagire riempiendomi di botte: è più grosso e forte di me, e sa come si danno i pugni, se non ci sta attento mi ammazza. Se lo fa, lo fa a suo rischio e pericolo, nel senso che poi arriva la magistratura e lo processa per (tentato) omicidio. Questo non rende i pugili una categoria da stigmatizzare, perché la responsabilità penale è e resta individuale e non è possibile né giusto generalizzare solo perché si tratta di persone letteralmente in grado di uccidere un uomo a cazzotti. Non è giusto nemmeno generalizzare e stigmatizzare chiunque dica che mi avrebbe picchiato a sua volta, perché in generale si tratta di persone che al massimo mi avrebbero procurato qualche livido, e le conseguenze effettivamente scatenate da una singola persona e dai suoi comportamenti sono determinanti quando si tratta di responsabilità.

Nel frattempo, siamo sicuri che io, cercando di colpire un ex pugile professionista da 100 chili, abbia fatto quello che potevo per uscirne indenne? Me la sono cercata? No, io al massimo mi sono cercato un cazzotto memorabile. Per amore di integrità fisica, potevo risparmiarmelo?

Condividi:

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • Tumblr
  • E-mail

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Je suis Salvini

06 venerdì Mag 2016

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Farneticare di politica ed economia, Un mondo di cialtroni

≈ Lascia un commento

Tag

Adinolfi, Bologna, catalanata, collettivo Hobo, contestazione, democrazia, educazione, Fabio Volo, fascismo, Federico Moccia, Hitler, Hobo, integralismo, istruzione, Lega, letteratura, libertà, libertà d'opinione, libertà di stampa, librerie, libri, Massimo Catalano, Matteo Salvini, Mein Kampf, nazismo, omofobia, parola scritta, politica, politicamente corretto, potere, razzismo, religione, Salvini, schifo, società, stalinismo, stampa, vergogna

La notizia più o meno è nota: ieri il collettivo bolognese Hobo ha fatto irruzione in una libreria ed ha distrutto le copie del libro di Matteo Salvini (o di chiunque lo abbia scritto a suo nome). Ne è seguito il solito coro di indignazione unanime, che ha più o meno fatto leva sui soliti due concetti: i libri sono sacri e chiunque ha diritto di esprimere la propria opinione.

Ora, l’atto in sé è stato evidentemente un gesto eclatante, su cui si può essere d’accordo o meno – io francamente non lo so da che parte sto, so solo abbastanza bene da quale parte non sto – e che da un punto prettamente economico è stato sostanzialmente, ed in diversi modi, un vantaggio per autore ed editore. Le reazioni invece sono state quantomeno affrettate e singolari. Premetto che non ho letto il libro (né ho minimamente intenzione di farlo), quindi le mie riflessioni non si basano sui contenuti.

Cominciamo con la solita catalanata: una stronzata eversiva, un concetto razzista, un incitamento all’odio restano tali anche se vengono stampati su carta e poi rilegati. Questa faccenda che i libri, tutti i libri, siano oggetti sacri, è una fesseria. Un libro non è un paio di scarpe – un oggetto che ha il suo valore in quanto tale. Un libro non è un oggetto di arredamento, è ciò che contiene. Non è che il “Mein Kampf” è sacro perché è un libro. E soprattutto non è che le opinioni espresse nel “Mein Kampf” sono più accettabili delle deliranti dichiarazioni di Hitler perché sono riportate in un libro. Come ha scritto uno su Twitter stamattina, allora cosa dovremmo dire di tutti i libri mandati al macero ogni giorno perché invenduti?

Mi piacerebbe sapere quale sarebbe la reazione di tromboni tipo Michele Serra se ieri il collettivo Hobo avesse distrutto copie dei libri di Federico Moccia o Fabio Volo – tanto per citare due persone che non ho letto, e non voglio leggere, ma che godono di un certo livello di dileggio negli ambienti che se la tirano da intellettuali (tra l’altro non so Moccia, ma Fabio Volo mi risulta essere schierato a sinistra, e tempo fa è stato protagonista di una memorabile rissa verbale con Adinolfi, uscendone peraltro come quello più ragionevole e preparato dei due). Probabilmente buona parte di chi oggi parla di sacralità della parola scritta starebbe ridendo sotto i baffi. L’ipocrisia dei benpensanti politicamente corretti è nota.

Passiamo alla catalanata numero due: ovviamente nessuno può pensare di impedire a Salvini di avere ed esternare le sue deliranti opinioni. Il problema qui non è che Salvini pubblichi un libro, il problema è che quel libro abbia un mercato (al di fuori dell’umorismo trash, intendo).

Una società libera e democratica deve possedere gli anticorpi contro chi la vuole fare a pezzi. Gli anticorpi non sono le leggi, come il reato di apologia di fascismo o di vilipendio contro le istituzioni: sono l’educazione, l’informazione e la cultura. Una società evoluta emargina e combatte autonomamente ideologie razziste od omofobe, integralismi religiosi, istigazioni all’odio e pulsioni dittatoriali, perché le riconosce come un pericolo. Nessuno può proibire a Salvini ed Adinolfi di pensare che gli immigrati siano tutti delinquenti o che i gay siano malati, è anche difficile pensare di impedire loro di esprimere questi concetti. Un mondo appena passabile riconosce queste posizioni come false, antidemocratiche e pericolose e le isola, come isolerebbe un musulmano che predica la necessità del martirio, uno stalinista radicale, un cattolico che propone una cura per gli omosessuali o un movimento politico che ostenta saluti romani e croci celtiche.

In un mondo decente uno come Salvini sarebbe al bar con la bava alla bocca a farfugliare con la voce impastata contro negri, comunisti e froci e verrebbe trattato con divertita ed imbarazzata condiscendenza dagli avventori. Se volesse pubblicare un libro non troverebbe un editore, non tanto perché il libro è inaccettabile, ma perché è pieno di falsità ed è senza mercato.

Solo che questo mondo decente è educato, consapevole ed informato. Pare che sia più conveniente disinvestire nell’educazione pubblica e vietare per legge l’apologia di fascismo.

Nel frattempo ricordo a chi paragona il gesto del collettivo Hobo ai roghi nazisti che i nazisti quando bruciavano i libri erano al potere. Suggerisco di verificare chi, tra Hobo e la Lega, siede in Parlamento, è alleato di movimenti che ritengono l’omofobia un valore e ha il leader ospite in televisione con cadenza quasi quotidiana.

Condividi:

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • Tumblr
  • E-mail

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Murakami Haruki: “1Q84”

05 sabato Set 2015

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Fingersi esperti di letteratura

≈ Lascia un commento

Tag

1Q84, After dark, brutto, buoni e cattivi, delusione, Fantozzi, Kafka sulla spiaggia, letteratura, libri, libro, Murakami, Murakami Haruki, narrativa, Nobel, Nobel per la letteratura, norwegian wood, pessimo, politicamente corretto, principe azzurro, romanzi, romanzi di genere, romanzo, romanzo di formazione, scrittura creativa, surreale, surrealismo, una cagata pazzesca

Murakami - 1q84Ho già scritto in passato a proposito di Murakami, arrivando ad augurarmi che vincesse il Nobel per la letteratura per la sua capacità di spingere il concetto di romanzo di formazione ben oltre i limiti convenzionali in opere come “Norwegian wood”, “Kafka sulla spiaggia” ed “After dark”. È quindi con enorme convinzione, e con la consapevolezza di non parlare spinto da un pregiudizio od una chiusura verso certi ambiti letterari. che sostengo come “1Q84” sia, fantozzianamente parlando, una cagata pazzesca.

Il romanzo in tre volumi (in Italia uscito in due libri grazie ad una gestione delle pubblicazioni ai limiti del demenziale, solo recentemente è stato reso disponibile un cofanetto in tre volumi distinti) è una delusione terribile, accentuata dal fatto che l’inizio è molto promettente e coinvolgente: pur trattandosi di un’opera di quasi 1200 pagine, non si adagia su una lenta e compassata introduzione, prende subito ritmo e presenta immediatamente almeno un paio di personaggi formidabili. Il problema è il tracollo che avviene a metà del volume centrale, quando il mistero che permea l’opera viene in parte svelato, mostrando una pochezza imbarazzante, un’assenza di idee mascherata da surrealismo spinto degna del peggior scrittore di romanzetti di genere, tracollo peraltro seguito da uno sviluppo inesistente, caratterizzato dal vuoto intergalattico narrativo – Murakami per buone 500 pagine non da veramente nulla da dire – e condotto attraverso un’estenuante sequela di deus-ex-machina al contrario, per fare in modo che gli sviluppi necessari non si verifichino ma tenendo sveglia l’attenzione del lettore.

In pratica il romanzo è concluso alla fine del secondo libro, forse anche un tre o quattro capitoli prima, peraltro in modo raccogliticcio e con un paio di trovate da scribacchino cresciuto a pane e scrittura creativa. Il resto è una favoletta morale al confronto della quale persino “La bella addormentata nel bosco”, col principe azzurro che tutto risolve, è un’opera complessa e psicologicamente approfondita. Anzi no, qui il principe azzurro è un trentenne che tiene la casa pulita e si stira le camicie, sia mai che la principessa porti in grembo il figlio di uno che lascia marcire un cavolfiore in frigorifero. Di uno con cui non ha mai parlato sì, ma che sia un maschio moderno ed emancipato, porca vacca. Una favoletta in cui solo una delle sottotrame ha una qualche sorta di sviluppo, peraltro lento e del tutto slegato dalla storia principale, e che è tenuta su da una suspense artificiosa ottenuta a mezzo di un mezzuccio davvero misero.

Tutto il romanzo è narrato da punti di vista diversi: nei primi due volumi si alternano le voci del principe e della principessa, nel terzo, che dovrebbe essere quello più forte dal punto di vista della tensione, ne viene aggiunta una terza – quella dell’orco, che è repellente esteticamente e cerca di ricostruire gli eventi (tutti perfettamente noti al lettore, un esercizio di masturbazione narrativa interminabile ed irritante) e di braccare i protagonisti. Il trucchetto consiste nel seguire uno schema di sviluppo parallelo tematico invece che temporale: in pratica, il cattivo riprende le fila di quel che succede ai buoni assieme a loro dal punto di vista narrativo, ma senza specificare quando, se prima, dopo, quanto prima o quanto dopo. Oltretutto il terzo libro (e non solo) è scritto presumendo che i lettori siano dei pesci rossi: ogni volta che succede qualcosa di significativo c’è il riassunto delle puntate precedenti. Ho capito che il romanzo è lungo, ma uno spiegone ogni 10 pagine mi pare un po’ troppo.

In tutto questo, Murakami si prende lo spazio per delle immagini e delle metafore da quarta elementare e per dei dialoghi talvolta addirittura da prima media. E non parliamo di chiudere le sottotrame e dare una spiegazione alle assurdità introdotte – non me lo aspettavo neanche, ma da qui al nulla c’erano diverse soluzioni intermedie facilmente percorribili. O forse no, se gli elementi surreali vengono inseriti per mancanza di ispirazione.

Un romanzo incomprensibile, banale, privo di idee e contenuti e costruito su delle fondamenta fragili ed inconsistenti. Una delusione cocente.

Condividi:

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • Tumblr
  • E-mail

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Lo sponsor lo sa

12 domenica Ott 2014

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Ciarlare a vanvera, Un mondo di cialtroni

≈ Lascia un commento

Tag

cialtroni, diseguaglianza di genere, donne, Errani, Halep, marketing, politicamente corretto, sessismo, Simona Halep, sponsor, tennis, tette, uomini

Simona HalepNella foto, la tennista, attuale numero 3 del mondo (all’epoca era la 10), Simona Halep. Si tratta di uno screenshot del video integrale del quarto di finale del torneo del Qatar del febbraio 2014, in cui la Halep ha demolito Sara Errani collezionando un numero di colpi vincenti maggiore del numero totale di punti raccolti dall’italiana. Vorrei che si notasse con attenzione dove gli sponsor hanno scelto di mettere il loro marchio sull’abitino della giocatrice rumena: in pratica le hanno brandizzato le tette.

No, non sono io quello che richiama l’attenzione sul seno della tennista – seno peraltro piuttosto famoso, perché la Halep è nota per essersi fatta ridurre la sua quarta naturale (e, diciamocelo, anche un po’ sproporzionata, sebbene si potrebbe obiettare che esistono delle sproporzioni più gradevoli di altre) alla più consona misura attuale, perché la impediva nei movimenti mentre giocava e le procurava dolori di schiena. Lo fanno gli sponsor, che certo non si cimentano per caso o perché il direttore del marketing è un maniaco sessuale.

Possiamo parlare di aria fritta in eterno, possiamo approfondire allo sfinimento le questioni di diseguaglianza di genere, il sessismo, la sessualizzazione delle donne, il considerarle come degli oggetti ed il fatto che gli uomini devono crescere, non pensare sempre come dei maiali e cambiare certi atteggiamenti e comportamenti. Poi, quando si tratta di vendere, di soldi veri, lo sanno tutti che, di fronte ad una ragazza carina in abito corto, il primo posto dove cadono gli occhi di noi maschietti sta tra i quindici ed i venti centimetri sotto il mento.

Condividi:

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • Tumblr
  • E-mail

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Brutta

08 lunedì Lug 2013

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

≈ 2 commenti

Tag

BBC, brutta, cialtroni, giornalismo, giornalisti, John Inverdale, Maria Sharapova, Marion Bartoli, politicamente corretto, sessismo, tennis, Wimbledon

Grande sfoggio di indignazione un tanto al chilo per l’uscita, oggettivamente poco simpatica ma non per le ragioni che si sentono in giro, del giornalista BBC John Inverdale, a seguito della vittoria di Marion Bartoli al torneo di Wimbledon. Sostiene Inverdale:

“Mi chiedo se il padre della Bartoli, la persona più importante della sua vita, le abbia mai detto, quando era piccola: non diventerai una bellezza, non sarai mai una Sharapova… Per avere successo non ti resta che diventare la combattente più dura e determinata sul campo”.

Polemiche, sdegno, disprezzo, accuse di sessismo, e alla fine il giornalista è stato costretto a scusarsi. Intendiamoci, la frase poteva risparmiarsela. Ma era davvero necessario tutto questo circo?

Tra l’altro, Inverdale si è scusato con la Bartoli, da lui apostrofata semplicemente come brutta, mentre a quel che leggo la persona più insultata dalla sua dichiarazione è proprio Maria Sharapova – che è una combattente ancora più dura e determinata della francese, visto che, quasi tre anni più giovane, dopo un’operazione alla spalla ha completato, a 25 anni, il career grand slam a colpi di lavoro, aggressività e testa dura, essendo tecnicamente e tatticamente inferiore alle migliori al mondo. Però della Sharapova, siccome è bella, si possono mettere in discussione le doti tecniche, mentali e caratteriali.

Ma poi, andando al sodo: qualcuno si è mai dovuto scusare per aver attirato l’attenzione, prima durante o dopo una partita di calcio del Bayern Monaco o della nazionale francese, sulle cicatrici di Franck Ribery?

Ah, ecco.

Riassumendo: di uno bravo si può dire che è brutto; uno bello e bravo (vedi Rafael Nadal, Cristiano Ronaldo) può sfruttare il corpo a fini commerciali senza svilirsi né essere svilito, una bella e brava no, infatti la Sharapova le pubblicità le fa vestita; è lecito conoscere quello bravo e bello e non sapere che faccia abbia il suo rivale bravo ma brutto (vedi Novak Djokovic, che è stato anche ospite in prima serata da Fiorello); di una bella si può dire che è scarsa anche se è la numero 2 del mondo; è tendenzialmente sessista tifare per una bella perché è bella; di una brava non si può dire che è brutta. Come si chiama tutto questo?

No, non “effetti collaterali dell’uso di allucinogeni”. Si chiama “politicamente corretto”.

Condividi:

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • Tumblr
  • E-mail

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Articoli recenti

  • Granato @ Wishlist, Roma, 18/01/2018
  • Irlanda
  • Come i leghisti con i profughi
  • Stipendio
  • Lourdes

Unisciti ad altri 92 follower

Archivi

In Bocca Al Lupo Espress su Twitter

I miei Cinguettii

Gallerie

  • Albi
  • Arles e Tarascon
  • Assisi
  • Attorno a Fort William
  • Avignone
  • Borders abbeys, Scozia
  • Carcassonne
  • Concorso fotografico Radio Rock / Sabatini
  • Edimburgo
  • Finalmente la primavera
  • Fori Imperiali in inverno
  • Gubbio e Perugia
  • In giro per le Highlands settentrionali
  • Inverness, loch Ness e Urquhart castle
  • Isola di Skye, Inner Hebrides
  • Mantova e Ferrara
  • Matera
  • Narbonne e Béziers
  • Passeggiata di fine dicembre ai Fori Imperiali
  • Piazza Venezia, Campidoglio e Foro di Traiano
  • Pisa e Lucca
  • Polignano A Mare
  • Primo weekend di saldi
  • Salento e Puglia meridionale
  • Secondo weekend sotto la neve a Roma
  • Sopra e sotto Ponte Garibaldi
  • Un sabato primaverile di fine febbraio
  • Una magnifica giornata di settembre
  • Urbino e dintorni
  • Verso san Bonaventura al Palatino
  • Weekend sotto la neve a Roma
  • Western Highlands ed Eilean Donan Castle

Following

  • Al di là del buco
  • Arancio e blu
  • Arjen Lucassen
  • Bauscia Cafè
  • Bauscia su Twitter
  • Bricolage
  • Circolo degli Artisti
  • Dalle 8 alle 5
  • Ectophile
  • Emilie Autumn
  • Fabbrica Inter
  • Fatto quotidiano
  • Garfiend
  • Interistiorg
  • Italian prog
  • KEXP
  • Keynes blog
  • La Civetta sul comò
  • La tana dei goblin
  • Leo Ortolani
  • Makkox
  • Meteo AM
  • Musica parliamone
  • Off license
  • Paolo Attivissimo
  • Photoshop disasters
  • Pippo Civati
  • Projekt: darkwave
  • Recordstore
  • Repubblica
  • Santa Cecilia
  • Solo frammenti
  • Spinoza
  • Transmission

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • Flusso di pubblicazione
  • Feed dei commenti
  • WordPress.com

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

loading Annulla
L'articolo non è stato pubblicato, controlla gli indirizzi e-mail!
Verifica dell'e-mail non riuscita. Riprova.
Ci dispiace, il tuo blog non consente di condividere articoli tramite e-mail.
Annulla
Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: