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Il cosiddetto Muslim Ban e le generalizzazioni

30 lunedì Gen 2017

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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America, cialtroni, comuincazione, Donald Trump, fascisti, fondamentalismo islamico, generalizzare, generalizzazione, Hillary Clinton, islam, Italia, manipolazione, media, Medio Oriente, Muslim Ban, musulmani, Occidente, paura, politica, radicalizzazione, razzismo, razzisti, Salvini, social media, Stati Uniti, Trump, USA, xenofobia

Dal momento dell’approvazione della norma che vieta l’ingresso negli Stati Uniti a persone nate in 7 paesi compresi tra l’Africa nord-orientale ed il Medio Oriente, gira, in diverse declinazioni, un concetto sconfortante ai limiti del razzismo: l’idea che il cosiddetto Muslim Ban (lo chiamo così per semplificare e farmi capire, ben sapendo che è un’espressione ipocrita e razzista, che il divieto di ingresso non ha niente a che fare con la religione musulmana e che una generalizzazione di questo tipo serve soltanto a demagoghi xenofobi come Trump e Salvini) avrebbe come effetto la radicalizzazione dei musulmani contro gli Stati Uniti.

Io sono un cittadino italiano perfettamente consapevole che Donald Trump è uno stronzo razzista, ignorante, violento e pericoloso, l’uomo sbagliato al posto sbagliato; sono anche perfettamente consapevole che, con tutti i limiti della scarsa affluenza e del fatto che ha preso meno voti di Hillary Clinton, è stato votato da una larga fetta della popolazione degli Stati Uniti, che pertanto tratto con diffidenza – pur consapevole che l’alternativa era una donna delle lobby che, in quanto opposta ad un imbecille di tale caratura, sarebbe poi stato impossibile criticare. Se domattina l’amministrazione americana dovesse chiudere le frontiere a turisti e migranti italiani, non radicalizzerei il mio sentimento nazionalista anti-americano: la troverei una trovata bislacca, offensiva, anacronistica e profondamente cretina, ma non diventerei un fascistello con il tricolore sulla manica e non inizierei a predicare la distruzione dell’America.

L’idea che i musulmani dovrebbero radicalizzarsi contro gli Stati Uniti perché un deficiente, eletto da una porzione della popolazione composta da semianalfabeti edonisti, chiude le frontiere nei confronti di sette paesi a maggioranza musulmana, sottintende una concezione del musulmano tipo che rasenta il cavernicolo: disinformato, manipolato, sempre pronto ad odiare qualcuno, che muove le proprie percezioni all’interno di una massa compatta, uniforme, intrinsecamente violenta ed acritica. Il che somiglia molto di più alla definizione di “elettore di Trump” (e di Salvini), che di “musulmano”.

Se io fossi un musulmano, come prima cosa mi aspetterei che si contestasse l’utilizzo dell’espressione “Muslim Ban” per il provvedimento, perché si tratta di una paraculata demagogica inutile che finge di prendere a cuore il problema del fondamentalismo islamico, di cui i musulmani sono le prime vittime, prendendo per il culo qualche miliardo di individui e creando problemi kafkiani a qualche migliaio di poveracci in larga parte musulmani, non di una misura contro i musulmani. In secondo luogo, mi augurerei che il mio ipotetico paese di origine, che fosse l’Iran, la Somalia o la Siria, prenda le opportune contromisure, a livello diplomatico ed economico, ad esempio rispedendo a casa gli ambasciatori USA, rifiutandosi di vendere ad aziende americane il petrolio nazionale e chiedendo salatissime imposte alle potentissime multinazionali statunitensi, sia per vendere i loro prodotti che per produrli in loco con manodopera a basso costo.

Se fossi un musulmano, però, mi aspetterei anche un’altra cosa: che a soffiare sul fuoco dell’odio anti-islam dell’amministrazione americana siano prima di tutto proprio i fondamentalisti islamici, utilizzando il cosiddetto Muslim Ban come prova che l’America, e tutto l’Occidente per estensione, ce l’ha con i musulmani, alimentando desideri di vendetta e di distruzione in chi è abbastanza disperato e disinformato da starli a sentire. In realtà me lo aspetto anche da italiano, ed il fatto che in Occidente giri la preoccupazione che tutto ciò porti a radicalizzare miliardi di musulmani è offensivo, razzista e piuttosto squallido.

Non c’è niente da fare: anche quelli che si ritengono più evoluti, quando si tratta di parlare di musulmani, cedono alla tentazione di generalizzare, banalizzare e soprattutto considerarli alla stregua di un gregge di pecore.

Il cosiddetto Muslim Ban fa un favore a fondamentalisti ed amenità contigue? Certo che sì, dà un supporto oggettivo alla teoria della persecuzione contro di loro. Radicalizza i musulmani presenti in America, Stati Uniti, e finanche quelli nei paesi colpiti dal blocco? Cerchiamo di non essere ridicoli.

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Vigliaccheria

16 lunedì Nov 2015

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Ciarlare a vanvera, Un mondo di cialtroni

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13 novembre, Abu Grahib, Alemanno, Anders Behring Breivik, Bataclan, cialtroni, Duisburg, Francia, Guantanamo, Imagine, ISIS, islam, islam moderato, jihad, John Lennon, libertà, libertà d'espressione, libertà d'opinione, Medici Senza Frontiere, Meloni, moderati, MSF, musulmani, Parigi, Parigi sotto attacco, razzismo, razzisti, Salvini, Siria, Stade de France, Stato Islamico, terrorismo, vigliacchi

Venerdì notte, mentre Parigi cercava di iniziare a raccogliere i cocci di una delle giornate peggiori della sua storia recente, su Twitter, Facebook ed Instagram hanno cominciato ad apparire messaggi firmati da persone con nome arabeggiante che, dichiarandosi musulmani, professavano il loro dispiacere e la loro condanna per quanto era avvenuto nella capitale francese, aggiungendo che il medesimo dispiacere e la medesima condanna erano condivisi da circa un miliardo e mezzo di altri musulmani in giro per il mondo.

Non ho replicato a nessuno di questi messaggi. Alcuni li ho condivisi, perché il punto non è quello che ne penso io, ma il fatto che questi interventi devono girare. Da sempre, ogni volta che un fanatico che si dichiara islamico si rende responsabile di un atto violento, assistiamo a schiere di razzisti che si propongono come equilibrati e chiedono ai musulmani “moderati” di prendere le distanze da chi semina violenza in nome di Allah. Pertanto l’unica cosa che contava era che questi messaggi circolassero.

Per quanto io capisca e, politicamente parlando, trovi anche intelligente ciò che queste persone hanno fatto, non posso impedirmi di pensare che sia complessivamente umiliante. Se domani un italiano sparasse sulla folla su un autobus in Germania o un gruppo di tifosi interisti assaltasse alcune famiglie dirette allo stadio, non mi preoccuperei di dover prendere le distanze in quanto italiano o interista “moderato”: mi limiterei ad esprimere le mie opinioni sull’argomento, che tra l’altro sarebbero molto più incisive di una diplomatica e generica posizione di condanna.

Poi mi chiedo, ma tutti quelli che, ogni volta che qualche terrorista che dice di ispirarsi al Corano causa una strage (in Occidente, finché lo fa a Beirut va tutto bene), pretendono che l’islam moderato ne condanni il comportamento, hanno mai fatto lo stesso? In quanto italiani, hanno mai dichiarato pubblicamente la loro indignazione per la strage di Duisburg? In quando (sedicenti) cristiani, hanno mai solennemente giurato che loro non hanno nulla a che vedere con Anders Behring Breivik ed i suoi deliri? In quanto (sedicenti) cattolici, hanno mai espresso disagio di fronte agli abusi commessi da preti pedofili? In quanto membri dell’Unione Europea, hanno mai esternato sdegno per il comportamento del governo ungherese che tratta i profughi mediorientali come deportati? In quanto membri della NATO, hanno mai criticato gli Stati Uniti per (prendo un paio di episodi a caso) aver bombardato un ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz o torturato esseri umani ad Abu Grahib e Guantanamo?

Chiariamo una cosa: io non ho mai formalmente preso le distanze dai fatti di Duisburg, perché ritengo che le persone siano sufficientemente intelligenti da sapere che gli italiani non sono intrinsecamente assassini né mafiosi, e se qualcuno non lo vuole capire non saranno tre righe di circostanza a fargli vedere la luce. Per lo stesso motivo non ho bisogno di dichiarazioni ufficiali per sapere perfettamente che i musulmani non sono terroristi, e se qualcuno di essi è convinto che i fatti di Parigi, o magari l’abbattimento dell’aereo russo sul Sinai, siano comprensibili o giustificabili, ha tutto il diritto di avere le sue opinioni – anzi, mi piacerebbe sapere perché lo pensa, partendo sempre dal presupposto che se uno ha perso parenti in un bombardamento a tappeto in Iraq può comprensibilmente avere un’idea diversa dalla mia sul causare vittime civili.

Quelli che chiedono sempre agli altri di prendere le distanze, invece? Non solo non lo hanno mai fatto in prima persona, ma quanti, pur vedendosi come persone ragionevoli, sono intimamente convinti di non doverlo fare prima di tutto perché pensano che gli americani fanno fondamentalmente bene a torturare i fondamentalisti? Quanti credono che, mentre un musulmano non può ritenere che una ritorsione violenta sia comprensibile, sia da persone equilibrate bombardare mezza Siria, chiudere i confini a chi scappa da tagliagole e bombe e sbrodolano che un gruppo che scrive brani come “Kiss the devil” in fondo fa parte del problema, così come usare un inno all’ateismo come “Imagine” di John Lennon come bandiera?

Il bello è che poi si incazzano se uno lo chiama razzisti o fondamentalisti e li paragona all’ISIS. Ma non perché non siano razzisti, non fraintendiamo, sono consapevoli di esserlo e in privato se ne vantano: perché non vogliono che si dica pubblicamente. In italiano si chiama vigliaccheria.

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L’antirazzismo à la carte

19 giovedì Feb 2015

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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aggiornamenti, antirazzismo, Arrigo Sacchi, Balotelli, calcio, cialtroni, cultura, dignità, discriminazione, FIGC, Gary Lineker, giornali, identità nazionale, Italia, italiani, Lineker, orgoglio, pippe mentali, razzismo, razzisti, ridicolo, Sacchi, stampa

Per chi se lo fosse perso, qualche giorno fa, specificatamente dopo la vittoria dell’Inter nel torneo di Viareggio, Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, del Real Madrid e della Nazionale italiana, ma anche ex coordinatore tecnico delle Nazionali giovanili alla FIGC, ha rilasciato delle dichiarazioni sconfortanti: in estrema sintesi, la sua opinione è che l’Italia non ha una dignità ed un orgoglio nazionali perché le giovanili delle squadre di calcio italiane sono piene di giocatori stranieri, in particolare neri.

Di fronte al nutrito coro di sdegno per un’uscita palesemente e vergognosamente razzista, Sacchi ed una parte della stampa, dotata di grandissimo senso della misura, hanno provato a mettere delle toppe che hanno ulteriormente peggiorato la situazione. Poi, mentre da noi si masturbavano gli elefanti nel tentativo di contestualizzare, dall’Inghilterra pioveva un semplice e candido tweet di Gary Lineker, oggi un lord che commenta il calcio in televisione, ieri un lord che in un’intera carriera professionistica da punta centrale non è mai nemmeno stato ammonito: “too many racists in Italian football”. Una sintesi perfetta.

Facciamo un breve elenco di motivi per cui tutto questo è deprimente ed è anche l’ennesimo, orribile specchio di un paese ridicolo, retrogrado e razzista, peraltro inconsapevolmente.

1) Sacchi e tutti i giustificazionisti all’amatriciana che gli vanno dietro identificano il termine “neri” con “stranieri”, oppure sottintendono che i neri, qualora italiani, non abbiano orgoglio nazionale. Tutto questo somiglia terribilmente al “non esistono negri italiani” che Balotelli si è sentito cantare in tutti gli stadi italiani, prima di approdare al Milan e diventare un eroe della lotta al razzismo.

2) Inoltre utilizzano la parola “troppi” senza nessun riferimento numerico: cosa significa troppi? Troppi rispetto a cosa? Rispetto alla quota di neri nella popolazione italiana? Le giovanili devono esserne campioni conformi? Oppure troppi rispetto alla quota critica per il mantenimento della purezza della razza?

3) Ma poi perché la presenza di un certo numero di stranieri e neri dovrebbe essere un problema per orgoglio e dignità nazionali? Questi sono concetti culturali, non di censo. Un tenore può essere anche blu a pallini, ma se canta come si deve la parte di Radames al Metropolitan rende più giustizia all’identità italiana di un italiano da 43 generazioni che non ha mai sentito parlare di Verdi. E se anche parlassimo solo di calcio, un ragazzo nato in Nigeria che fa tutta la trafila delle giovanili nella Lazio è un prodotto dell’Italia, esattamente come Messi è a tutti gli effetti calcisticamente spagnolo, anche se gioca con l’Argentina.

4) Il fatto che Sacchi non si consideri razzista per aver fatto giocare Gullit e Rijkaard è la sintesi del problema, perché in Italia questo definisce esattamente il massimo livello di antirazzismo che si può produrre a livello istituzionale: quello che approva ed apprezza i professionisti neri di alto livello. Poi però l’idraulico è sempre un “negro” e quando sale un tizio di colore in jeans e giubbotto di pelle sulla metropolitana tutti controllano il bottone della tasca del portafogli.

5) Notevole anche la storia che il razzismo è un problema serio, che non ha niente a che vedere col dorato mondo del calcio, come se la lotta al razzismo riguardasse solo le situazioni con morti e feriti e non fosse un principio basilare da mettere in pratica a tutti i livelli ed in tutte le situazioni indipendentemente dagli interessi e dalla congiuntura. E questo per non parlare del fatto che le giovanili calcistiche sono tutt’altro che un mondo dorato e sono comunque regolate dalle leggi dello Stato e dell’Unione Europea. Quindi l’idea qual è? L’introduzione della modica quantità di razzismo?

6) Magnifica infine la corsa al distinguo, a dire che l’Italia non è un paese razzista ed al richiamo all’ordine per difendere il Paese attaccato dall’estero. Se l’Italia fosse veramente interessata a difendere il proprio onore dovrebbe liberarsi di chi lo infanga ogni volta che apre bocca, non proteggerlo in nome di un qualche astratto e fortemente malinteso senso di lealtà nazionale; allo stesso modo, se l’Italia fosse veramente un paese non razzista dovrebbe essere in grado di capire quando una dichiarazione lo è e prenderne le distanze in modo forte e fermo, non iniziare con le interpretazioni pindariche atte a definire un antirazzismo à la carte applicabile anche ai razzisti. Perché questa si chiama coda di paglia – questa sì, una specialità nazionale.

Avanti così, verso il ridicolo infinito ed oltre.

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Il genio, la luna, gli stolti e i servi

26 venerdì Apr 2013

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Un mondo di cialtroni

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Alfano, Berlusconi, Brunetta, buffoni, cialtroni, Cicchitto, Dario Fo, Fo, genio, governo, letteratura, ministri, Napolitano, Nobel, pagliacci, politica, premio Nobel, prestigio, razzismo, razzisti, satira, schifo, servi

“Brunetta che giura da ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere a livello, all’altezza della situazione. Oppure meglio una scaletta, così se la regola da sé” – Dario Fo, 26 aprile 2013.

Dario Fo, anni 87 e un cervello che magari lo avesse Napolitano, ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1997. Ora, io mi rendo conto che qualcuno può avere delle difficoltà ad interfacciarsi con chi ce l’ha evidentemente più grosso di lui su un argomento che rappresenta un po’ un nervo scoperto (il prestigio internazionale), figuriamoci poi cosa può succedere ai vassalli. Trovo però abbastanza indicative le reazioni che si sono sentite in giro.

Alfano, Cicchitto e tanti altri statisti di altissimo profilo umano, personale ed istituzionale hanno tuonato con la bava alla bocca la loro ira, arrivando a chiedere la revoca del Nobel – una cosa che non è stata fatta nemmeno per Simon Peres dopo la faccenda del muro – come se all’Accademia di Svezia importasse qualcosa delle dichiarazioni di un manipolo di guitti che appartengono alla classe dirigente di un paese ridicolo solo perché sanno inchinarsi bene. Quello che però segnala meglio il loro vero livello intellettuale e culturale è il contenuto delle prodi (si può dire prodi o nella neolingua è un vocabolo non contemplato?) sortite.

“Dichiarazioni spregevoli”, “volgarità razzistica”, “razzismo antropologico”. “La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere a livello, all’altezza della situazione.” Certo, com’è possibile che ci siano dubbi? Dario Fo ha fatto satira sulla statura fisica di Brunetta. Il concetto di metafora, questo sconosciuto. O, più probabilmente, questo concetto che non si vuole far passare.

Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Mentre il servo fa in modo che lo faccia e gli dice di azzannarlo.

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