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Elio E Le Storie Tese @ Centrale del Foro Italico

23 mercoledì Lug 2014

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Fingersi esperti di musica

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arte, Christian Meier, concerti, Elii, Elio E Le Storie Tese, Faso, Hiromi, L'album biango, live, musica, musica dal vivo, servi della gleba, Shakespeare, Tapparella, trivio

Avevo appena finito di congratularmi con la popolazione italica per il discreto successo di pubblico riscosso da Hiromi nelle due date in cui l’ho vista (arena Santa Giuliana a Perugia piena, teatro D’Annunzio a Pescara pieno per due terzi, ma il Pescara jazz non è particolarmente conosciuto), ed ecco che lunedì sera mi ritrovo il Centrale del Foro Italico mezzo vuoto per il concerto di Elio E Le Storie Tese: pieno il parterre, gente nelle tribune basse e in curva, tribune alte semideserte. Niente a che vedere con il pienone di villa Ada dello scorso anno, quando comunque venivano da Sanremo e dal concerto del primo maggio (con relativa canzone a sfotterne l’ambiente).

L’anno scorso il concerto era stato orientato a promuovere “L’album biango”, eseguito più o meno per metà, quest’anno invece si è trattato di una sorta di greatest hits, con pezzi pescati dappertutto e solo tre brani dalla loro ultima pubblicazione. Sempre assente Rocco Tanica, ancora sostituito dall’ottimo Carmelo, mentre il gruppo dedica sempre più spazio a Paola Folli, che chiaramente si diverte moltissimo ed inizia ad essere molto apprezzata dai fans.

Tanti classici e qualche chicca: inizio con “Born to be Abramo”, poi, in ordine sparso, “Servi della gleba”, “El pube”, “Uomini col borsello”, “Rock and roll”, “Storia di un bellimbusto”, “Parco Sempione”, “Complesso del primo maggio”, finalone con “Tapparella”. Mi piacerebbe che una volta o l’altra ritirassero fuori due pezzi sottovalutatissimi da “Eat the phikis”, ossia “Lo stato A, lo stato B” e soprattutto “Li immortacci”, per non parlare di buona parte di “Elio samaga…” (“Carro”, “Cateto”, la vergognosa “Piattaforma”, “Cassonetto differenziato per il frutto del peccato”, senza citare le ovvie “John Holmes” e “Cara ti amo”).

In grandissima forma Faso e soprattutto Christian Meier, l’assenza di Tanica relega le tastiere un po’ in secondo piano anche se Carmelo è un uomo di spettacolo vero, Cesareo molto presente e come al solito silenzioso e quasi appartato, Paola Folli debordante, Mangoni ovunque (terribile soprattutto con la mise rosa del burlesque maschile per “Born to be Abramo”). Elio, come sempre, tra il simpatico ed il burbero, a volte non si capisce se certe cose le dica per scherzo o sul serio – diciamo che qualche uscita, se messa in bocca a qualcun altro, non susciterebbe certo risate. Buona qualità audio e soprattutto ottima, strepitosa qualità musicale unita alla sensazione di vedere gente che se la gode e fa quello che ama.

Per 15 euro, un concerto eccezionale – sempre alla faccia di chi si fa pagare 40-50 euro avendo il triplo (se non oltre) del pubblico e suonando peggio e per meno tempo in posti con acustica peggiore ed enormi, nei quali è difficile vedere qualcosa. Considerato che 15 euro è più o meno il costo di una serata in pizzeria tra amici, non c’è paragone possibile.

Una piccola considerazione personale, già espressa l’anno scorso e sempre valida: il confronto con la pizza tra amici non è casuale. Una pizza con gli amici è divertente, rumorosa, cameratesca, si parla di tutto e talvolta finisce anche che sotto alle stupidaggini si nascondano discorsi profondi. Ma non è un appuntamento galante, in cui ci si mette in gioco e si provano sensazioni più intime e più forti. Ecco, a tre giorni di distanza, Hiromi è stato un appuntamento galante, come le CocoRosie lo scorso anno.

Non ha molto senso paragonare una cena a due con la donna che fa brillare gli occhi e un’uscita di gruppo, più o meno come non ha molto senso paragonare opere come “La dodicesima notte” e “Re Lear” – e, per favore, “La dodicesima notte”, non “L’aereo più pazzo del mondo”. Oltretutto, sempre di Shakespeare si tratta. Semplificando, “la dodicesima notte” racconta la vita utilizzando il trivio e facendo ridere, “Re Lear” racconta l’uomo utilizzando la lirica e scavando nelle persone.

Servono tutte e due, sono interessanti tutte e due, ma mentre Hiromi fa a botte col pianoforte a me si attorcigliano le viscere.

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Potere, gnocche e segaioli

12 giovedì Set 2013

Posted by In Bocca Al Lupo Express in Ciarlare a vanvera, Farneticare di politica ed economia

≈ 4 commenti

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appuntamenti, belle donne, Berlusconi, elezioni, governo, politica, politici, potere, riflessioni, servi della gleba, sesso

Qualche giorno fa parlavo con la commessa (molto carina ed altrettanto sveglia, sarà sicuramente fidanzatissima) di un negozio di telefonia, in attesa che fosse in grado di poter risolvere un problema che affliggeva la mia utenza, del fatto che lei si sentiva impotente ed incapace di immaginare una forma di rivolta, o anche solo di protesta, efficace contro uno stato e delle istituzioni che non si curano di quello che succede al paese. Disse che si sentiva nella semplice e deprimente condizione di attendere di sapere quello che altri decidono per lei.

Io replicai che non aveva centrato il punto: infatti, la condizione degli italiani non è di servitù della gleba di fronte ai desideri del padrone, quanto di attesa che venga presa una decisione, una qualunque, da parte di gente che non intende farlo. L’Italia è un paese paralizzato nell’immobilità, sospeso, in cui non succede mai niente di determinante, e quando succede poi salta fuori che non era determinante davvero. Le istituzioni sono l’esempio forse più calzante di questa situazione.

Ripensiamo un momento al mio incontro con la gnocca. Mettiamo, per fini puramente speculativi, che io torni e le chieda di uscire. Potrei essere interessato ad un appuntamento con lei per molteplici motivi, dal più egoista – scoparla e addio – a quello che qui identificheremo come il più nobile – conoscerla per mettere le basi per un discorso di intimità futura – passando per tutte le gradazioni intermedie. La richiesta di uscirci prevede che io prima o poi ci provi e, in caso di desideri corrisposti, ci vada a letto. Quale che sia la mia idea di cosa fare dopo – tentare di costruire qualcosa assieme o cacciarla fuori di casa ancora ansimante mollandole la spazzatura da buttare – si deve passare attraverso il sesso, che è contemporaneamente un fine ed uno strumento.

Trasferiamo questo discorso nelle istituzioni italiche. Siamo pieni fino alle orecchie di persone che si fanno eleggere, fanno di tutto per conquistare posizioni di potere, compreso un accordo con ciò che per anni hanno indicato agli elettori come il nemico da abbattere, per poi non farci nulla. Se uno vuole andare al governo, in teoria, può avere molteplici scopi di medio periodo, dal mangiarsi edonisticamente tutto quello che capita a tiro al varare provvedimenti per migliorare la vita sociale ed economica dell’Italia, con tante gradazioni di indegnità nel mezzo: per raggiungere il fine, tuttavia, deve usare il potere che ha chiesto agli elettori. In termini generali, il PD ed il PdL, con l’eccezione di quello che cerca di evitare la galera da 20 anni, non lo fanno, non ci provano nemmeno: lo scopo di raggiungere il potere per certi personaggi che dominano la vita pubblica nel nostro paese si esaurisce infatti nel raggiungerlo, non nell’usarlo. Il fine non è governare, neanche per rubarsi pure le sedie, ma essere al governo – uno status. Un po’ come se io chiedessi di uscire alla tizia del negozio semplicemente per portarla fuori ed ostentarla, per far vedere quanto è bella la ragazza che mi accompagna e basta.

Sì, in questa metafora il potere è il sesso e chi ce l’ha ma non lo usa è un onanista.

Dal che si possono desumere due considerazioni conclusive fondamentali: 1. Parecchi politici di altissimo profilo istituzionale (mettete un po’ il nome che volete: _____________________________) in Italia sono assimilabili a dei segaioli; 2. Avrei dovuto chiedere alla bella tizia del negozio di uscire.

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