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Dice, “a Roma non c’è una cultura underground”. Non è vero, a Roma la cultura underground c’è, il problema casomai è che nessuno se la fila. Di conseguenza, gli artisti underground, dopo averci provato per un po’, a fronte di una desolazione sconfortante nei riscontri, lasciano perdere e si dedicano ad altro.
Giovedì sera mi è capitato di andare al Wishlist, il locale dove nella primavera scorsa ho visto nientemeno che Rachael Yamagata, a vedere un gruppo esordiente della scena romana (ancorché capitanati da un cilentano) che ha appena pubblicato il suo primo album: i Granato – originariamente un duo formato da un tizio che gestisce la considerevole mole di elettronica ed ogni tanto suona la chitarra e canta ed un chitarrista, dal vivo c’è anche un batterista. All’ingresso della band sul palco, poco prima delle undici di sera, perché a Roma certi eventi sono preclusi per scelta consapevole a chi deve lavorare la mattina dopo, in sala c’erano meno di 30 persone. Ed eravamo in zona San Lorenzo, un quartiere centrale che si presume vitale soprattutto in termini di presenza giovanile un minimo curiosa, non sulla Boccea o a San Saba. Oltretutto, la folla si è persino assottigliata durante il concerto.
Ora, che i Granato possano legittimamente non piacere, non si discute: non fanno una musica esattamente accessibile od immediata, ed in una città in cui gente come Tiziano Ferro riempie uno stadio aspettarsi una cultura musicale passabile dall’ascoltatore medio rasenta l’ingenuità. Ma se parliamo di originalità, capacità tecniche ed espressive, allora il discorso non comincia nemmeno. Anche chi se ne è andato per questione di gusti non può negare che i tre musicisti sul palco e la loro produzione siano di un livello elevatissimo, sotto tutti i punti di vista.
Il disco di debutto dei Granato, “Corrente”, può essere ascoltato ed acquistato (in formato digitale a 4 euro) su Bandcamp. Personalmente, consiglio come minimo l’ascolto, perché si tratta di un prodotto raffinato ed insolito: per quello che mi riguarda, non ne amo troppo le parti vocali (notoriamente, per me certe atmosfere devono essere accompagnate voci femminili, possibilmente malinconiche), in compenso i testi, spesso politici e piuttosto radicali, sono interessanti e parecchio condivisibili.
Una volta ascoltato l’album, ponendo una certa attenzione alla terza traccia, “T.T.T.”, suggerisco di andare sul sito ufficiale della band. All’apertura parte un video con una spettacolare esecuzione live in studio di “T.T.T.”: rispetto alla versione incisa, c’è in più il batterista. Ecco, come si dice spesso dei musicisti bravi sul serio, i Granato risultano molto migliori dal vivo che su disco.
Quando poi uno se li ritrova davanti davvero, su un palco, che ricostruiscono i brani del loro al momento unico lavoro, alternandoli con vecchie composizioni, tutte strumentali, il discorso cambia ulteriormente.
Un mesetto fa ero andato a vedere due piccole ninfe della musica elettronica all’italiana al Largo Venue: due tizie davvero deliziose, eleganti, originali, una davvero molto espressiva, l’altra più ricercata e meno immediata. I Granato sono diversi: sicuramente nel complesso più insoliti, decisamente meno digeribili ad un primo approccio, vanno seguiti con attenzione e cura. In questo specifico aspetto, la differenza tra i pezzi del disco e la produzione precedente è palese: se le cose vecchie sono complesse e strutturate, ma comunque godibilissime anche per un ascoltatore distratto, i brani di “Corrente” richiedono attenzione assoluta. Il bello è che la ottengono: i Granato dal vivo sono espressivi ed ipnotici. L’aspetto che nel disco è per lo più assente ed in concerto brilla di più è una gradevolissima psichedelia di fondo, che si accompagna perfettamente agli sviluppi creativi ed a volta pindarici dei pezzi e che permette di andare molto oltre un ascolto cerebrale: coinvolge e talvolta travolge.
Dopo un’ora e venti, i Granato lasciano il palco, curiosamente omettendo di menzionare che il loro cd poteva essere acquistato in loco ed i prossimi appuntamenti, che sono anche molto ravvicinati: li risentiremo a Roma il 2 ed il 10 febbraio (stavolta nei weekend, dunque), rispettivamente a Centocelle e di nuovo a San Lorenzo. Speriamo con un successo di pubblico un po’ più consistente, perché gente così se lo merita.
A presto, quindi!